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Coppia morta in moto Chiesti 2,1 milioni di euro

Silvia Zanella e Ivan Savio, vittime dell’incidente di Moena
Silvia Zanella e Ivan Savio, vittime dell’incidente di Moena
Silvia Zanella e Ivan Savio, vittime dell’incidente di Moena
Silvia Zanella e Ivan Savio, vittime dell’incidente di Moena

Oltre due milioni di euro di risarcimento. È quanto chiesto dai familiari di Ivan Savio e Silvia Zanella, i coniugi di Schio morti nel luglio del 2018 in un incidente stradale lungo la strada che conduce a Moena, in provincia di Trento. Quel giorno, la coppia, in sella alla loro moto Yamaha, si schiantò contro un Suv che stava svoltando per entrare nel parcheggio di un hotel. Inutile si rivelò la frenata della due ruote: marito e moglie morirono sul colpo, lasciando nella disperazione il figlio Michael, che all’epoca aveva 22 anni, tutti i loro familiari e gli amici. IN TRIBUNALE. L’inchiesta, che vede accusato di omicidio stradale il conducente del Suv, Nicolae Toader Ciorba, cittadino rumeno di 46 anni, nel frattempo è proseguita e ha visto i familiari dei due scledensi, assistiti dall’avvocato Stefano Peron, costituirsi parte civile e chiedere un risarcimento di 2 milioni 100 mila euro. Dopo l’udienza preliminare in tribunale a Trento, con il gup Borrelli e il pubblico ministero Licia Scagliarini, è stato ammesso il rito abbreviato; la prossima udienza è stata fissata per il 16 giugno. La famiglia di Silvia Zanella è già stata risarcita con 800 mila euro e ora il procedimento penale sta proseguendo per la morte di Savio, per il quale è stato chiesto un risarcimento di un milione 100 mila euro. L’INCIDENTE. Nel giorno della tragedia, l’8 luglio 2018, Ivan Savio, 48 anni, e Silvia Zanella, di 49, avevano deciso di andare a fare un giro in moto in montagna. La coppia amava i viaggi sulla due ruote, soprattutto d’estate, la domenica, verso i monti, per godersi le belle giornate di sole. Quel tragico giorno, dunque, Savio stava guidando, mentre la moglie era seduta dietro di lui, sulla sella. In base alle ricostruzioni, la loro Yamaha aveva superato Morna e stava viaggiando lungo la strada statale 48 in direzione di Predazzo. In quegli stessi istanti, in direzione opposta, stava arrivando il suv Volkswagen Touareg condotto da Ciorba, il quale è assistito dagli avvocati Manuela De Pellegrini e Claudio Tasin. Ad un certo punto, in base a quanto ricostruito dagli agenti della polizia stradale, l’auto aveva iniziato la manovra di svolta alla sua sinistra. Ciorba, al tempo, lavorava infatti come cuoco e stava svoltando per entrare nel parcheggio dell’hotel “Foresta”, dove era impiegato. La moto si era così trovata davanti la vettura; Savio aveva tentato di frenare, lasciando sull’asfalto un segno lungo una ventina di metri. Il centauro, però, non era riuscito ad evitare l’impatto e si era schiantato contro il suv. Marito e moglie erano morti sul colpo, mentre l’autista dell’auto era uscito incolume dall’abitacolo. Sul luogo dell’incidente erano accorsi ambulanze e un’automedica del Suem, nonché gli agenti della Polstrada di Predazzo e i vigili urbani di Fassa. Vista la gravità della situazione, da Trento si erano levati in volo due elicotteri con medico rianimatore a bordo, ma le equipe sanitarie, dopo essere arrivate sul luogo dello schianto, non avevano potuto fare nulla per i due coniugi. Toccante il ricordo che al tempo il figlio Michael aveva voluto affidare ad un post su Facebook: “Non sarà mai un addio perché sarete sempre con me, siete stati i genitori migliori del mondo. Mi avete condotto nella dritta via e mi mancate tantissimo. Angeli miei, ora lassù mi raccomando, viaggiate il più possibile, mi raccomando andate piano. Bikers strana meravigliosa gente sempre”. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Matteo Carollo

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