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Schio

Conduce il gregge
senza mascherina
e viene multata

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Mirella Cortiana con il suo gregge in uno scatto presente sul suo profilo social
Mirella Cortiana con il suo gregge in uno scatto presente sul suo profilo social
Mirella Cortiana con il suo gregge in uno scatto presente sul suo profilo social
Mirella Cortiana con il suo gregge in uno scatto presente sul suo profilo social

Multata perché conduceva il gregge priva di mascherina o altro elemento protettivo. È accaduto a Schio, zona Magré, e a farne le spese è stata Mirella Cortiana, di San Vito di Leguzzano, che ha deciso di ricorrere al Tar e di scrivere al governatore Luca Zaia per chiedere l'annullamento della sanzione, rivendicando i diritti all'attività silvo-pastorale.

 

Il fatto è accaduto nei giorni scorsi in via Giantomaso Faccioli, nei campi davanti alla sede centrale della Banca Alto Vicentino. Una segnalazione giunta al comando di polizia locale informava che un gregge si era fermato a ridosso del torrente Leogra, e alcune pecore con gli agnellini erano ancora in mezzo alla strada. «Noi non possiamo uscire di casa e anche per gettare i rifiuti nei cassonetti dobbiamo indossare le mascherine, e lei si fa chilometri senza alcun tipo di protezione?» era il tenore dei commenti dei residenti della zona. Una pattuglia ha verificato la violazione al decreto e alle ordinanze regionali sul coronavirus, e ha stilato un verbale: la sanzione per i pedoni è di 400 euro, ridotti a 280 se il pagamento avviene entro cinque giorni ma Mirella non intende pagarla e si è rivolta ad un legale.

 

«Nello scritto difensivo - spiega l'avvocato scledense Deborah Squarzon - faccio leva sulla zona isolata in cui è avvenuta la contestazione. In quel momento c'era lei con il suo gregge, non aveva nessun essere umano nei pressi ed aveva la necessità di far abbeverare le pecore e i cani ed era a sua volta isolata proprio a causa della presenza dei suoi animali attorno a lei. Non portava la mascherina, è vero, ma aveva un indumento a collo alto che le copriva parte del volto per ripararsi dall'aria che tirava».  

Mauro Sartori

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