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Chiesa

Comunità di Bose
Il Papa espelle
monaco di Schio

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Papa Francesco e a destra Lino Breda (sotto) e Enzo Bianchi (sopra)
Papa Francesco e a destra Lino Breda (sotto) e Enzo Bianchi (sopra)
Papa Francesco e a destra Lino Breda (sotto) e Enzo Bianchi (sopra)
Papa Francesco e a destra Lino Breda (sotto) e Enzo Bianchi (sopra)

Espulsi dalla comunità di Bose. Per decisione del Papa. C'è anche lo scledense Lino Breda, oltre a Enzo Bianchi, fondatore e volto storico della comunità, tra le quattro persone colpite dal clamoroso provvedimento di Papa Francesco e formulata in un decreto firmato da un altro vicentino, il cardinale Pietro Parolin. L'allontanamento sta facendo il giro d'Italia, scuotendo non solo l'ambito cattolico e del monachesimo laicale.

 

Se è vero che il provvedimento riguarda in prima persona fratel Enzo, che nel 1965 fondò la comunità monastica in provincia di Biella, colpisce però anche altri confratelli, tra cui il carismatico scledense Lino Breda che a solo 24 anni fu assessore allo Sport nella prima giunta Berlato Sella, ma che poi lasciò la carriera politica e anche quella professionale - una laurea in farmacia - per diventare un monaco laico nella comunità piemontese. Ora, quell'esperienza finisce in modo traumatico. Il motivo? La comunità, nel dare la notizia che fin lì il Vaticano non aveva divulgato, afferma che erano sorte incompatibilità «che segnalavano una situazione tesa e problematica nella Comunità per quanto riguarda l’esercizio dell’autorità del fondatore, la gestione del governo e il clima fraterno».

 

Tra i motivi della frattura, mai rimarginata, anche quella che Bianchi, che da tre anni aveva lasciato la guida, avrebbe preferito come successore Breda a Luciano Manicardi, che invece ha assunto il timone.

Ivano Tolettini

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