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Malo

Ciclista ferito dal filo di ferro teso. «Così si rischia di morire»

Il segno   Lasciato sul braccio del ciclista ferito dal filo di ferro teso sulla strada di campagna
Il segno Lasciato sul braccio del ciclista ferito dal filo di ferro teso sulla strada di campagna
Il segno   Lasciato sul braccio del ciclista ferito dal filo di ferro teso sulla strada di campagna
Il segno Lasciato sul braccio del ciclista ferito dal filo di ferro teso sulla strada di campagna

Torna l’incubo dei fili di ferro tesi lungo i percorsi battuti da ciclisti e motociclisti. L’ultimo episodio si segnala a Malo, nella zona di Borgo Redentore, dove un ciclista è rimasto ferito da un fil di ferro lungo la strada che collega Malo a Villaverla. Altri casi si sono registrati a Schio, nella zona del Tretto, una delle aree più interessate da un fenomeno che può provocare vittime e feriti. In base alle ricostruzioni, l’altro giorno, nella zona di campagna maladense, un ciclista in transito lungo la strada asfaltata si è sentito improvvisamente strattonare ad un braccio. L’uomo è riuscito a restare in sella alla sua due ruote e ha poi potuto constatare il segno lasciato sulla pelle da quello che appare essere stato un filo teso lungo il percorso.

Un episodio che rimanda alla mente i precedenti analoghi riscontrati soprattutto nella zona collinare scledense del Tretto. In questa zona si sono registrati casi di fili di ferro o di nylon tirati lungo i percorsi sterrati lungo i quali passano ciclisti e motociclisti; in alcuni casi ci sono stati dei feriti. Non è chiaro il motivo che spinge queste mani ignote a tendere quelle che rappresentano delle vere e proprie trappole per gli utenti dei sentieri, ma non si esclude che nei boschi del Tretto la pratica possa essere messa in atto da bracconieri che mal gradirebbero il passaggio di ospiti indesiderati e che vorrebbero proseguire con le proprie pratiche illecite lontano da occhi indiscreti.

L’argomento dei fili di ferro o nylon è stato già affrontato dall’associazione Escursionisti su ruote Veneto che più volte ha lanciato messaggi a chi si trova di fronte a casi simili. «Abbiamo cercato di modificare l’atteggiamento delle persone che incappavano in questi fili, che di solito li tagliavano, si arrabbiavano e poi andavano via - spiega il segretario dell’associazione Filippo Benvegnù -. Abbiamo invece detto loro che devono sporgere denuncia ai carabinieri, anche se non ci sono feriti. Abbiamo parlato anche con i sindaci della zona, affinché possano risalire ai colpevoli, ma non è facile. Se un ciclista, scendendo ai 30 chilometri orari, dovesse prendere uno di questi fili sul collo, andrebbe incontro sicuramente alla morte».

Matteo Carollo

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