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Il dg dell'Ulss7

Bramezza avvisa: «Ora l'ospedale di Santorso attrae di più, ma soffre il pronto soccorso»

ll direttore generale dell’Ulss 7 Pedemontana, Carlo Bramezza
ll direttore generale dell’Ulss 7 Pedemontana, Carlo Bramezza
ll direttore generale dell’Ulss 7 Pedemontana, Carlo Bramezza
ll direttore generale dell’Ulss 7 Pedemontana, Carlo Bramezza

«Santorso è diventato un ospedale molto più attrattivo». Parola di Carlo Bramezza. Il direttore generale dell’Ulss 7 Pedemontana pone l’accento sui risultati ottenuti dal giorno del suo insediamento, come l’aumento degli interventi chirurgici e l’attivazione dell’emodinamica h24 nell’ospedale Alto Vicentino, piuttosto che sui problemi, non da ultimo quello delle fughe dei medici da urologia, un reparto ridotto ai minimi termini dalle dimissioni di quattro specialisti in poco tempo. «Sono cose che succedono», afferma Bramezza su un tema che sta tenendo banco da alcuni giorni anche nel dibattito politico, soprattutto scledense. Il dg concorda però sulle difficoltà, ad esempio del pronto soccorso dell’ospedale di Santorso, sempre legate all’annoso tema della carenza di personale medico. E intanto, su tutta l’attività ordinaria, continua ad incombere lo spettro del Covid.

Direttore Bramezza, gli ultimi dati riguardanti il Covid la preoccupano?
Siamo sempre in allerta, anche se i numeri sono tranquillizzanti e in questo momento riusciamo a gestire molto bene i ricoveri. Inoltre, è iniziata la somministrazione della quarta dose nelle case di riposo e agli ultrafragili e ciò dovrebbe evitare che la gente arrivi in ospedale. I lavori agli impianti dell’ossigeno all’ospedale di Santorso e quelli in partenza a Bassano potranno eventualmente garantire un maggior numero di posti e una migliore funzionalità.

Già, i ricoveri: oggi si registrano pazienti Covid solo a Santorso e nell’ospedale di comunità di Marostica. E Bassano?
Se ci sarà una nuova ondata, i pazienti Covid continueranno ad essere distribuiti tra Santorso e Bassano. È stata una scelta positiva, perché ha permesso di proseguire con l’attività operatoria in entrambi gli ospedali, ad esempio con gli interventi oncologici e quelli urgenti.

Una scelta in seguito alla quale, però, lei si è attirato qualche critica dal centrodestra bassanese.
Bassano si considera immune e invece... In ogni caso, tutti i medici di Bassano hanno fatto il loro dovere, com’era giusto che fosse. E tra i primari dei due ospedali si è creata una buona collaborazione, sui ricoveri.

Lei ha sempre detto di voler riequilibrare i pesi tra Santorso e Bassano. Ci sta riuscendo?
I risultati sono positivi, basti pensare che a Santorso tra gennaio e marzo 2021 gli interventi erano stati 2.139, mentre tra gennaio e marzo scorsi sono stati 3.102: sono mille operazioni in più, segno di quanto bene si stia lavorando. Fra il 1° gennaio 2021 e il 31 marzo 2022 abbiamo assunto 46 medici di fronte a 36 cessazioni e 62 infermieri a fronte di 33 uscite, calcolando che ci sono stati diversi pensionamenti. L’ospedale sta diventando più attrattivo, stanno andando bene alcune specialità come l’ortopedia e la cardiologia, che è rinata anche con l’emodinamica h24.

Dal reparto di ostetricia però se n’è andata una figura d’eccellenza come il dottor Marcello Scollo. È preoccupato del vuoto?
Il dottor Scollo è passato ad un ospedale hub come quello di Vicenza, sono cose che capitano. Non lascia alcun vuoto, bensì un’équipe efficiente, rimasta tale e quale, che sarà guidata dalla dottoressa Fantinato fino a quando non arriverà un nuovo primario.

Resta il nodo di urologia: da cosa dipende la fuga dei medici?
Certamente l’uscita dei medici non è una cosa positiva; c’è da dire comunque che abbiamo portato l’urologia di alto livello anche a Santorso, con interventi che prima si facevano solo a Bassano. Sempre nel primo trimestre del 2021 le operazioni erano state 219, nei primi tre mesi di quest’anno sono state 307. In ogni caso, è cambiato il direttore del reparto, quando cambia il sergente anche la truppa vuole cambiare.

Che ruolo ha, se ne ha uno, il primario Celia in questa emorragia?
No, i medici non sono andati via per colpa sua. Anzi, grazie al dottor Celia abbiamo iniziato a fare interventi più importanti anche a Santorso. Egli ha fatto molta scuola, sono sicuro che porterà molti dei suoi allievi.

Un’altra spina nel fianco dell’ospedale Alto Vicentino è il pronto soccorso, dove si va avanti con molti medici delle cooperative. È l’unica possibilità?
Tutti i pronto soccorso del Veneto stanno andando avanti con le cooperative, in quanto non si trovano medici. Per i prossimi anni bisognerà tener duro e garantire il servizio. Ora però le lamentele sono calate, significa che sta funzionando meglio. Il passaggio intermedio con il dottor Favero di Bassano ha portato medici, così come il nuovo primario, il dottor Lorenzi, docente di medicina d’urgenza all’Università di Verona, potrà portare qui alcuni dei suoi allievi.

Qual è la situazione per quanto riguarda la chirurgia?
Lavoreremo molto su questo aspetto. Vorrei riuscire a portare anche a Santorso il robot chirurgico “Da Vinci”, per il quale serve la professionalità adeguata e il fatto che il dottor Celia, uno dei primi medici ad averlo utilizzato, vada ad operare a Santorso, può aiutare, in questo senso. Abbiamo già acquistato, poi, una nuova colonna laparoscopica 4k. A Santorso verrà ad operare anche il dottor Antoniutti, chirurgo generale di Bassano.

Senologia resterà confermata per Santorso?
Era già previsto che il primariato fosse a Santorso, non abbiamo fatto altro che applicare le schede e le norme regionali: sta andando bene, abbiamo già fatto oltre 250 interventi, le donne sono seguite per la fase pre e post operatoria sia qui che a Bassano, e c’è anche la chirurgia plastica.

La carenza di medici rende la coperta corta anche per i medici di base e le guardie mediche: cosa dobbiamo aspettarci?
Rispetto al periodo di crisi di qualche tempo fa, con la nuova organizzazione, molti giovani medici si stanno iscrivendo alla continuità assistenziale: quello che prima era un problema ora in gran parte si è risolto. A breve lanceremo anche un nuovo servizio diurno, con medici che daranno la disponibilità a lavorare di giorno, andando a risolvere ad esempio i problemi che si creano quando un medico di base si trasferisce e i pazienti restano in attesa del sostituto, oppure quando una casa di riposo resta senza il professionista di riferimento.

Matteo Carollo

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