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Appello on line da Berlino per le pietre d’inciampo

Le pietre virtuali disegnate dal creativo berlineseLapide illeggibile  alle Marconi
Le pietre virtuali disegnate dal creativo berlineseLapide illeggibile alle Marconi
Le pietre virtuali disegnate dal creativo berlineseLapide illeggibile  alle Marconi
Le pietre virtuali disegnate dal creativo berlineseLapide illeggibile alle Marconi

Un’interrogazione parlamentare, un creativo berlinese ma originario di Schio che lancia una sua campagna per rimediare al no alle pietre d’inciampo disegnando dei “modelli”, ma anche una portavoce della comunità ebraica vicentina che “difende” l’operato del sindaco e della maggioranza. E un sindacalista Uil che, d’altra parte, si offre di pagare le pietre purché il Comune riveda la posizione. Non si spegne l’eco della bocciatura della mozione Pd per ricordare le vittime scledensi nei campi di sterminio. Ne parla persino la stampa internazionale dopo che sulla questione sono intervenuti politici (compresi Luca Zaia e Matteo Salvini per bacchettare la scelta scledense, anche se va ricordato che il gruppo consiliare della Lega si è astenuto e non ha quindi votato a favore della mozione), opinion leader, attori ed editorialisti di punta, contestando la scelta della maggioranza consiliare che ha bocciato richiesta di posare le pietre. IN PARLAMENTO. La senatrice Daniela Sbrollini di Italia Viva ha presentato un’interrogazione al ministro degli Interni in cui chiede «di valutare un intervento nei confronti del sindaco e del consiglio comunale di Schio affinché sia rivalutata la posizione decidendo per una scelta più coraggiosa di recupero di una memoria che non può essere dimenticata». La vicentina Sbrollini è la prima a portare nella capitale il caso scledense. Un passo indietro a Orsi & c. viene chiesto dal Pd locale, con un documento a firma del segretario Daniele Dalla Costa e del capogruppo Leonardo Dalla Vecchia che dice: «A nostro avviso c’è solo un modo per recuperare il rispetto che la nostra città merita: l'amministrazione comunale faccia un passo indietro e ammetta di aver sbagliato». Stessa richiesta che arriva dal convegno Uil in città. «L’amministrazione di Schio faccia marcia indietro», afferma Paolo Pirarini, segretario generale della Uiltec, il quale si dice «pronto a sostenere i costi della sistemazione delle pietre d’inciampo, perché è fondamentale mantenere la memoria per poter guardare al futuro». DA BERLINO. Intanto, dalla capitale ci scrive Andrea Cadorin, «direttore creativo nato a Schio, passato per Milano e Londra» e che ora vive e lavoro «a Berlino da molti anni. La decisione di dire no alle pietre d’inciampo la trovo una cosa non solo triste, ma anche allarmante e vorrei fare la mia parte creando qualcosa che possa provocare la revisione della decisione presa dalla giunta». Cadorin lancia l’appello online #SCHIORICORDA, «che è un claim ma anche un’ammonizione per chi tratta la storia con troppa leggerezza». Da buon creativo ha allegato all’appello una sua visione delle pietre d’inciampo, già intitolate ai 14 caduti nei lager, in attesa che qualcuno a Schio lo raccolga. IL SINDACO. Intanto Valter Orsi, preso di mira dagli haters sul suo profilo social («ma nessuno di loro è scledense, li lascio fare...»), rimane convinto delle scelte fatte dalla sua maggioranza. «Sono d’accordo che la lapide per i deportati, affissa sui muri delle ex scuole Marconi, vada restaurata. Quest’anno avevamo come priorità i monumenti di Alessandro Rossi ma nel 2020 provvederemo. In merito alle pietre d’inciampo, ho il conforto dell’opinione di Paola Farina, portavoce delle comunità ebraiche di Vicenza e Verona: le pietre devono essere chieste dai familiari delle vittime, non dai partiti. Ci sono altri modi per ricordare, anche facendo donazioni». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Mauro Sartori

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