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Abusi confidati a scuola «Molestata dallo “zio”»

La sala protetta per l’ascolto dei bambini in tribunale. ARCHIVIO
La sala protetta per l’ascolto dei bambini in tribunale. ARCHIVIO
La sala protetta per l’ascolto dei bambini in tribunale. ARCHIVIO
La sala protetta per l’ascolto dei bambini in tribunale. ARCHIVIO

Per anni, avrebbe approfittato in maniera ignobile di quella bambina che frequentava casa sua e che lo chiamava “zio”. È l’accusa mossa dalla procura a carico di un operaio di 45 anni, che è stato iscritto sul registro degli indagati con l’ipotesi di violenza sessuale aggravata, pur nella forma più lieve delle molestie. Le avrebbe compiute ai danni della piccola, da quando aveva 4 anni fino agli 8. Poi, dopo una festa di Capodanno in cui c’erano stati dei dissapori, non l’avrebbe più sfiorata. Lei ha trovato il coraggio di raccontare quello che aveva subito ad anni di distanza; lui, venuto a conoscenza delle accuse, è caduto dalle nuvole e si dice non solo innocente, ma disperato. L’INCHIESTA. Il pubblico ministero Maria Elena Pinna ha aperto il delicato fascicolo a carico di A. B., 46 anni, nato in Asia ma residente da molti anni in Italia, residente nella zona di Piovene (citiamo solo le iniziali per non rendere riconoscibile la minorenne). Difeso dagli avv. Elena De Marchi e Gianluca Alifuoco, è accusato di aver pesantemente molestato la bambina, che oggi ha 1 2 anni, dal 2011 fino al 31 dicembre del 2015. Avrebbe approfittato delle condizioni di inferiorità date non solo dall’età ma anche dal fatto che gli era stata affidata, costringendola in diverse occasioni a subire umilianti toccamenti che, in qualche caso, le avevano anche fatto del male. Per cristallizzare le accuse, il magistrato ha chiesto e ottenuto che il giudice ordinasse di sentire la minorenne, nella forma protetta dell’incidente probatorio, davanti alle parti; lo stesso giudice nominerà un perito per valutare l’attendibilità della ragazzina, che è chiamata a riferire fatti e vicende di diversi anni fa, quando era ancora molto piccola. L’udienza sarà celebrata fra qualche settimana. Al momento, la famiglia della presunta vittima non ha nominato alcun legale. LA FAMIGLIA. I fatti contestati sarebbero avvenuti quando le due famiglie erano molto unite. In base a quanto raccontato dal papà della piccola ai carabinieri, ai quali ha sporto denuncia, all’epoca era frequente che sua figlia andasse a casa dell’operaio; il rapporto di famigliarità era tale che lei lo chiamava “zio”, anche se non è suo parente diretto. Quando erano da soli, lui avrebbe allungato morbosamente le mani, obbligandola a subire gli atti sessuali. A SCUOLA. La ragazzina ha trovato, dopo anni di silenzio, la forza di confidarsi con un’insegnante a scuola, che era riuscita ad ottenere la sua fiducia. La professoressa aveva poi provveduto a informare le autorità e a contattare la famiglia, e solo in quel momento la minorenne ne ha parlato apertamente con i genitori, che si sono precipitati in caserma dando il via alle indagini, che vivranno un momento decisivo nell’udienza davanti al giudice. LA DIFESA. L’operaio contesta le accuse con forza. Sostiene che sì, in qualche occasione la bimba era andata a casa sua, con sua moglie. «Mai stato solo con lei». È la verità? • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Diego Neri

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