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Un gemellaggio alpino celebra il mulo generale

La copia a grandezza naturale del mulo Iroso presente al museo.  A.F.La cerimonia al museo con la delegazione Ana di Vittorio Veneto.  A.F.
La copia a grandezza naturale del mulo Iroso presente al museo. A.F.La cerimonia al museo con la delegazione Ana di Vittorio Veneto. A.F.
La copia a grandezza naturale del mulo Iroso presente al museo.  A.F.La cerimonia al museo con la delegazione Ana di Vittorio Veneto.  A.F.
La copia a grandezza naturale del mulo Iroso presente al museo. A.F.La cerimonia al museo con la delegazione Ana di Vittorio Veneto. A.F.

Anche Montecchio Maggiore ha il “suo” generale Iroso. Un omaggio singolare, quello del Museo delle forze armate 1914-45, che ha dedicato una copia in vetroresina, praticamente a grandezza naturale, al famoso mulo degli alpini. Accanto una targa, con scritto: «Iroso all’ultimo alpino con il pelo andato avanti». «Abbiamo preso questa decisione per simboleggiare ciò che i muli hanno rappresentato nella storia delle forze armate», spiega il direttore del museo Stefano Guderzo. Iroso, che era in forza alla Brigata Cadore, è morto ad aprile alla veneranda età di 40 anni, equivalenti ai 120 anni umani. Era l’ultimo mulo in forza alle penne nere, salvato dalla macellazione cui era destinato dopo la fine del servizio militare ed era accudito dagli alpini di Vittorio Veneto. Rappresentava il sacrificio di questi fedeli e capaci animali legati indissolubilmente alle forze armate e più nello specifico alle unità di montagna. Proprio per ciò che rappresentava, le sue ceneri sono state tumulate nel monumento di Vittorio Veneto e anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, gli ha dedicato un commosso ricordo in occasione della sua scomparsa. «Abbiamo invitato l’Ana di Vittorio Veneto, con il reparto Salmerie, per l’evento che è stato informale ma molto toccante - spiega ancora Guderzo - con una rappresentanza che era guidata dal loro presidente Francesco Introvigne e con Antonio De Luca, il proprietario di Iroso». La giornata con relativa cerimonia è stata voluta dal vicepresidente Giancarlo Cosaro già sellaio e maniscalco e dal presidente del museo, Giancarlo Marin, che prestò servizio militare proprio nell’artiglieria da montagna. Le esposizioni che si trovano nella sede di viale Del Lavoro registrano, anno dopo anno, sempre più visitatori e, per le recensioni positive sul web, risulta essere una delle realtà museali, non solo del settore, più apprezzate in Veneto. Sono state oltre 7 mila le persone che sono arrivate appositamente negli ultimi mesi per osservare da vicino reperti storici non solo dalla zona o dalla provincia ma anche da altre regioni d’Italia. «Abbiamo anche ospitato studenti di ogni classe d’età delle scuole da San Bonifacio a Zugliano, da Chiampo, a Lerino, da Noventa a Trissino - dice il direttore -. In molti casi abbiamo organizzato laboratori personalizzati come nel caso dell’istituto tecnico Garbin di Schio cui sono stati spiegati la meccanica dei veicoli e gli equipaggiamenti delle due guerre mondiali per illustrare il progressivo sviluppo dell’arte meccanica». Ma il lavoro messo in campo per il recupero e per il restauro del museo non si ferma mai. Il prossimo obiettivo, infatti, si focalizzerà in una particolare ricostruzione dalle caratteristiche davvero uniche. «Si tratta del primo carro armato della storia del nostro Paese, il Fiat 2000, realizzato in comunione di intenti con ”Raggruppamento Spa” e “Associazione nazionale carristi” che renderà Montecchio Maggiore la casa dell’unico carro armato di questo tipo presente al mondo», conclude. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Antonella Fadda

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