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Montecchio Maggiore

Sfilata tra Mary Poppins e il Boom
I carri schivano la satira politica

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Carri, maschere e tanta allegria al carnevale di Montecchio. FOTO TROGU
Carri, maschere e tanta allegria al carnevale di Montecchio. FOTO TROGU
Carnevale di Montecchio Maggiore (TROGU)

MONTECCHIO MAGGIORE. Fantasia al potere, un richiamo alle tradizioni, nostalgia degli anni d'oro della disco music e uno sguardo allo sport alla sfilata dei 22 carri mascherati dell'Antica Sagra di San Valentino organizzata dalla Parrocchia di San Pietro con il patrocinio della Città di Montecchio e numerosi sponsor privati. Tanti i gruppi di giovani coinvolti del paese e comuni limitrofi, molte le scuole partecipanti in un trionfo di allegria tra coriandoli e zucchero filato, maschere e dolciumi.

 

Quest'anno il Carnevale di Montecchio lascia stare la satira politica e parla il linguaggio delle favole. Si torna, così, allo stupore dell'infanzia nel magico mondo di "Alice nel Paese delle Meraviglie" e di "Mary Poppins"; si capisce l'importanza di imparare a scegliere cosa desiderare e cosa realizzare nella vita nel distacco tra sogno e realtà grazie a "Aladino e la lampada power". Una festa mobile che conduce in boschi magici, insoliti cantieri edili e lascia senza fiato tra pagliacci, acrobati, giullari, ballerine, Arlecchini giganti, maiali pazzi, simpatici pinguini e cagnolini, fantasmi, i "Ghostbusters" della New York anni '80, supereroi, "rapinatori di sorrisi" che fanno il verso a personaggi di serie tv ("La casa di carta") o un "Rambo" così fuori dagli schemi da diventare "Strambo".

 

Per stare meglio e vedere il lato buono della vita, le favole non bastano, occorre riscoprire i ritmi di un tempo e le tradizioni contadine come sa mostrare con una certa ironia il carro "Una domenica in campagna" oppure "Goti House". Altra protagonista di questo Carnevale è stata la musica per rievocare, nell'omonimo carro, tra balli scatenati, l'entusiasmo del "Boom", un luogo di culto, in passato, per molti vicentini frequentatori delle discoteche. Non poteva mancare, sul finale, un bel gattone biancorosso nel carro "Il mondo del rugby" per ribadire il significato più elevato dello sport nel rispetto dell'avversario e nell'amore per la propria città. Un fracasso bello, quello del Carnevale, un battito di gioia per ricordarci, come canta Celia Cruz, che: "Non c'è da piangere perché la vita è un carnevale ed è meglio vivere cantando".

L.G.

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