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Montecchio/Brendola

Pronto il tubone no Pfas: è costato 17 milioni di euro

Tubone anti-Pfas: lavori conclusi, ora parte la fase del collaudo (Foto FADDA)
Tubone anti-Pfas: lavori conclusi, ora parte la fase del collaudo (Foto FADDA)
Tubone anti-Pfas: lavori conclusi, ora parte la fase del collaudo (Foto FADDA)
Tubone anti-Pfas: lavori conclusi, ora parte la fase del collaudo (Foto FADDA)

Il tubone blu per l'acqua no Pfas è pronto per l'avvio sperimentale. I lavori, infatti, sono terminati e adesso è giunto il momento del collaudo per le nuove condotte che entreranno in funzione nel giro di poco tempo assicurando acqua senza perfluori alchilici sia a Montecchio Maggiore che a Brendola. Ad annunciarlo è l'assessore regionale all'ambiente Gianpaolo Bottacin.

Fine lavori Proprio l'assessore ha fatto sapere che dopo la fine dei lavori curati dalla società regionale Veneto Acque - per la realizzazione della rete che si snoda fra la città castellana, il vicino paese brendolano e Lonigo - recentemente sono state pure completate le operazioni di lavaggio e igienizzazione delle tubazioni. «La condotta acquedottistica, per la quale sono stati investiti 17 milioni di euro - evidenzia l'assessore regionale Bottacin - si sviluppa su una lunghezza di 17 chilometri e interconnette i centri di produzione idrica di Natta a Montecchio e Madonna dei Prati a Brendola, con la centrale idrica di Madonna di Lonigo. Un ulteriore importante passo per superare l'emergenza Pfas».

Il collaudo In questi giorni il tubone blu, così è stato ribattezzato, è in fase di collaudo tecnico- amministrativo e presto, grazie alla collaborazione tra Veneto Acque e i gestori del servizio idrico integrato Viacqua, Acque del Chiampo, Medio Chiampo, Acquevenete e Acque Veronesi, si provvederà ad avviare il funzionamento sperimentale dell'infrastruttura grazie alll'immissione di acqua potabile. «L'intervento costituisce il primo stralcio funzionale della direttrice Lonigo-Brendola-Piazzola sul Brenta - spiega l'assessore - che una volta terminata consentirà di attingere acqua dalle fonti sicure e individuate nelle falde idriche del Medio Brenta e della Valle dell'Agno».

Acqua no Pfas Parte da Recoaro Terme il tubone blu che servirà Montecchio Maggiore e Brendola collegando i nuovi pozzi dell'alta valle dell'Agno alla rete di acquedotti già esistente. L'obiettivo dell'intero progetto con risvolti sulla sicurezza è garantire adeguato approvvigionamento idrico ai territori più colpiti dalla contaminazione da perlfuoro-alchilici con una portata pari a circa 100 litri al secondo. In particolare servirà circa il 60% delle utenze di Montecchio mentre il restante 40% cento dei castellani viene servito da un altro pozzo che si trova a nord della città, i cui valori relativi ai Pfas rientrano nei limiti imposti dalla normativa regionale. Per quanto riguarda Brendola servirà una quota del 60% del sistema idrico, mentre il rimanente 40% arriverà dall'impianto di filtrazione di Madonna dei Prati.

Infrastrutture L'opera si aggiunge alla condotta, i cui lavori sono terminati lo scorso anno, che collega il nuovo campo pozzi a Belfiore, nel Veronese, con la centrale di Madonna di Lonigo. «È un'altra importante infrastruttura, portata a termine nei tempi previsti - conclude l'assessore Bottacin -, che permetterà di fornire acqua di ottima qualità alle aree colpite dalla contaminazione dei perfluoro alchilici , per le quali la potabilità viene comunque attualmente garantita da un apposito trattamento di filtrazione con carboni attivi».

Antonella Fadda

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