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La notte di Natale
con le sue pecore
«È il mio regalo»

Il giovane pastore sorridente con in braccio un agnellinoLoris Miglioranza con il gregge che guida assieme al pastore che gli ha dato lavoro.  FOTOSERVIZIO MASSIGNAN
Il giovane pastore sorridente con in braccio un agnellinoLoris Miglioranza con il gregge che guida assieme al pastore che gli ha dato lavoro. FOTOSERVIZIO MASSIGNAN
Il giovane pastore sorridente con in braccio un agnellinoLoris Miglioranza con il gregge che guida assieme al pastore che gli ha dato lavoro.  FOTOSERVIZIO MASSIGNAN
Il giovane pastore sorridente con in braccio un agnellinoLoris Miglioranza con il gregge che guida assieme al pastore che gli ha dato lavoro. FOTOSERVIZIO MASSIGNAN

«Mi sono sentito come il pastore del presepio, è stata una tra le più belle e suggestive esperienze della mia vita, mi ha fatto sentire più intensamente l’atmosfera natalizia, ero come parte della magia del Natale». È felice Loris Miglioranza che ha passato il 25 dicembre accanto al gregge che ha sempre voluto. Una felicità che ha il sottofondo di belati e che a Natale, sulle colline attorno ai Castelli di Romeo e Giulietta a Montecchio Maggiore dove si fermerà fin che il tempo continuerà ad essere bello, può dirsi massima.

Il ventottenne vicentino, originario di San Vito di Leguzzano e che nei mesi scorsi aveva abitato a Zermeghedo, più di ogni altra attività lavorativa aveva sempre voluto fare il pastore di pecore, un sogno che si è realizzato proprio poche settimane fa quando, in seguito alla pubblicazione dell’articolo su Il Giornale di Vicenza in cui raccontava di questa sua particolare e convinta vocazione, è arrivata da parte di un allevatore di Cornedo la proposta di accudire un vero gregge formato da 300 pecore, una decina di capre, un maiale, svariati conigli e galline e una mezza dozzina di cani da pastore che lo aiutano a tenere unito il suo piccolo esercito di animali. E che la notte di Natale, oltre l’immagine da cartolina, gli ha reso una grande gioia interiore.

«Mi sono ritrovato calato in un’atmosfera fantastica – racconta il giovane pastore - da restare a bocca aperta per le stelle brillanti in cielo, la bellezza del paesaggio, la poesia del momento. È stato come vivere per alcuni attimi nel presepe. Mancavano solo il bue e l’asinello. Mi sento di consigliare a tutti di provare a vivere così l’atmosfera del Natale che dovrebbe essere qualcosa di semplice e di umile per ricordare i bei momenti della vita. E in un certo senso mi sono sentito anche un po’ un Gesù bambino perché sono il più giovane tra gli altri aiutanti del padrone del gregge, Patroclo, che affettuosamente mi chiamano “bocchia”, per intendere che sono la mascotte del gruppo».

Il lavoro di apprendista pastore non è però da tutti. «Sono contento che grazie al giornale sono riuscito a coronare il mio desiderio di poter lavorare come pastore – spiega -. Imparare a guidare un gregge numeroso è abbastanza difficile e si può arrivare a farlo bene soltanto dopo almeno un anno di pratica quotidiana. La parte complicata dell’operazione è non farlo disperdere, cercare di farlo restare radunato in un unico gruppo e gestire i cani. Occorre saper alzare il bastone e fare dei gesti che i cani da pastore sanno, perché sono addestrati. Devi farti conoscere alla perfezione sia dai cani che dalle pecore, che devono potersi fidare di te».

Nei prossimi giorni Loris e il “suo” gregge da presepe resteranno sistemati nella zona dei pascoli attorno ai Castelli. In queste ore ha infatti costruito un recinto di quelli volanti, dove le pecore e gli altri animali potranno stare senza perdersi. «Quando ci fermiamo più giorni consecutivi negli stessi posti cerchiamo di far stare il gregge all’interno dello stesso spazio altrimenti le pecore hanno la tendenza a spostarsi da sole perché sono abituate a muoversi». Una buona occasione per andare a conoscere Loris nel suo idilliaco contesto.

Matteo Guarda

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