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Il killer

La guardia giurata che era tornata a vivere con il papà

È sera inoltrata quando la notizia deflagra nel condominio di via Milani 18, a Vigodarzere. Qui si conoscono tutti. È una piccola comunità quella a cui appartengono gli abitanti del residence Manzoni. Due condomini gemelli dove tutti sanno tutto, tutti vedono tutto. Marco Turrin, 37 anni, lo vedevano ogni mattina quando con la divisa d'ordinanza rincasava dopo il turno della notte. «Ci salutavamo sempre, era una persona gentile, educata e anche un po' introversa», racconta incredulo un vicino di casa dopo che la notizia dell'omicidio suicidio arriva con tutto il suo carico di dolore. «Lo conoscevamo da quando era piccolo, l'abbiamo visto crescere», sospira un altro vicino. Quando alle 22 davanti al complesso residenziale arriva una pattuglia dei carabinieri cinque, sei residenti sono in giardino. Chi con la scusa di portare giù il cane, chi di prendere una boccata d'aria, il fine in realtà è per tutti lo stesso: scambiare qualche parola, avere qualche informazione in più, capire meglio cos'è successo a quel ragazzo che sembrava tanto mansueto. Intanto al secondo piano, confortato per quel che è possibile dall'altra figlia, c'è il papà di Marco, Adriano Turrin, sconvolto. Il figlio abitava con lui da diversi anni. Anzi, salvo un periodo in cui era andato a vivere con una ragazza, si può dire abbia vissuto con lui sempre nella casa di via Milani. «Per un periodo si è trasferito a Padova, in centro mi pare, insieme alla ragazza che aveva all'epoca, poi la relazione deve essere finita e così è tornato qua», racconta il vicino. Non è stata la prima volta ieri che Marco Turrin si è trovato a maneggiare la pistola d'ordinanza fuori del turno di lavoro. Nel 2005 proprio a causa della sua pistola si era sfiorata una tragedia. Il vigilante, all'epoca ventitreenne che lavorava per Padova Controlli, aveva fatto maneggiare l'arma carica e non assicurata alla fidanzata minorenne. Era partito un colpo che l'aveva colpito alla gamba ferendolo e facendolo finire in ospedale con una prognosi di dieci giorni. In quell'occasione si era beccato anche una denuncia per omessa custodia di arma da fuoco. Un fatto inquietante avvenuto verso le 23.30 di una notte di novembre. La coppia si era appartata in auto. Vuoi per far colpo sulla ragazza, vuoi per far passare il tempo, a un certo punto Turrin ha tirato fuori dal cruscotto la sua arma. La ragazza l'ha presa in mano e ha chiesto al fidanzato se fosse carica. «Ovviamente no, stai tranquilla» pare abbia risposto con sicurezza Turrin. Tant'è. Lei ha premuto il grilletto ed è partito un colpo, che fortunatamente ha preso solo di striscio la gamba sinistra di lui. La serata era così finita al pronto soccorso e con l'intervento dei carabinieri. Quella volta era andata bene, questa volta invece la pistola d'ordinanza l'ha usata per ammazzare una giovane mamma e poi sé stesso.

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