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Femminicidio di Montecchio Maggiore

Il testimone: «Ho visto Alessandra stesa sul letto in una pozza di sangue»

«Povera ragazza, quella scena mi ha sconvolto. Sono entrato in casa con Marco, il compagno, e abbiamo trovato gli occhiali rotti di Alessandra per terra, in corridoio. Lei era stesa sul letto, in una pozza di sangue. Terribile». 
Saverio Schiavo scaccia le zanzare che lo infastidiscono nell’orto ma il suo è un gesto anche per scacciare l’orrore. Il pensionato ha accompagnato Marco Ghiotto all’interno dell’appartamento al primo piano della palazzina di contra’ Viale, dopo averlo chiamato al telefono. «Sì, stavo mangiando quando ho sentito prima Alessandra urlare, poi un colpo sordo. Con mia moglie Rina ci siamo un po’ preoccupati. Per questo, quando l’altro è andato via, prima ne ho parlato con Natalina, la nostra vicina, e poi ho bussato alla porta di Alessandra. Non mi ha risposto. Allora abbiamo chiamato Marco al telefonino, spiegandogli la situazione e chiedendogli di tornare a casa. Credo che fosse a pranzo dai suoi genitori - racconta Schiavo, in dialetto - ed è arrivato in pochi minuti. Ha aperto con le chiavi e in casa abbiamo trovato l’orrore».
Il pensionato è rimasto sotto choc nel vedere la povera vittima, e il suo pensiero è corso subito alla bimba, «che aveva allietato tutta la contrada. Qui siamo tutti vecchi, ci pensava lei a portare un po’ di gioventù». 
Schiavo è arrabbiato: «Se si litiga, al massimo ci può scappare una sberla. Uccidere, e poi con una pistola, è da vigliacchi. Alessandra era una bella ragazza, solare, che si fermava spesso a chiacchierare. Ci parlava della bimba, del suo lavoro: aveva iniziato da una settimana, come parrucchiera, in un salone appena aperto a Vicenza; prima era stata operaia in una fabbrica, per qualche tempo, ma era rimasta anche a lungo a casa. Anche lui, l’uomo che l’ha uccisa, lo abbiamo visto spesso. Ultimamente no, ma in passato veniva, quando lei era a casa da sola, o con la bambina. Non le abbiamo mai chiesto niente, e nemmeno a lui».
Saverio spiega che, dopo aver sentito la ragazza urlare, sua moglie gli aveva detto di salire a dare un’occhiata, per verificare che fosse tutto a posto. «Rina se l’era sentita, probabilmente. Se fossi salito, però, avrebbe potuto sparare anche a me».
Mentre la moglie è stata accompagnata in caserma per testimoniare, assieme a Natalina, l’altra vicina, che aveva sentito i due colpi mentre stava raccogliendo radicchi nell’orto, proprio dietro all’abitazione della sfortunata vittima, Schiavo ripensa a quella famiglia che appariva felice, con quella piccola che era sempre allegra. «È terrificante pensare a quello che è successo, qui sopra a casa mia, a quella cara ragazza, mamma di una bambina. Sono cose che si sentono purtroppo quasi ogni giorno in giro per l’Italia, ma quando succedono a Valdimolino sconvolgono. Non dimenticherò quello che ho visto». Non si scaccia, come le zanzare.

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Diego Neri

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