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«Fanghi smaltiti entro 300 chilometri»

Uno scorcio dell’impianto per il trattamento dei fanghi all’interno di Acque del Chiampo.  FOTO ARCHIVIOLa sede di  Acque del Chiampo
Uno scorcio dell’impianto per il trattamento dei fanghi all’interno di Acque del Chiampo. FOTO ARCHIVIOLa sede di Acque del Chiampo
Uno scorcio dell’impianto per il trattamento dei fanghi all’interno di Acque del Chiampo.  FOTO ARCHIVIOLa sede di  Acque del Chiampo
Uno scorcio dell’impianto per il trattamento dei fanghi all’interno di Acque del Chiampo. FOTO ARCHIVIOLa sede di Acque del Chiampo

Il nuovo impianto di trattamento fanghi dovrà sorgere ad un raggio di 300 chilometri dall’area del Bacino Valchiampo. È la novità emersa l’altra sera, a Montecchio Maggiore, durante la commissione consiliare Ambiente e territorio alla quale hanno partecipato Andrea Pellizzari, consigliere delegato di Acque del Chiampo, e Alberto Piccoli, direttore generale della società pubblica. Obiettivo dell’incontro era quello di spiegare la proposta di Acque del Chiampo di costituire una società partecipata per la realizzazione dell'impianto di trattamento dei fanghi provenienti dagli impianti di depurazione di Arzignano e Montebello. Proposta che verrà portata in consiglio comunale oggi e che «sarà anticipata, alle 17.30, da un’assemblea in sala consiliare dove il pubblico potrà fare domande per sciogliere qualsiasi dubbio e perplessità», ha spiegato il sindaco Gianfranco Trapula. Pellizzari, ripercorrendo la storia del dossier negli ultimi 12 anni, ha evidenziato le motivazioni che hanno spinto la società a voler realizzare un impianto all’esterno della zona del Bacino, illustrando anche i punti fondamentali del bando europeo che verrà indetto prossimamente: «Prima abbiamo voluto fare i passaggi in tutti i 13 Comuni coinvolti – ha detto – e il 31 luglio è fissata un’assemblea con i soci dove verrà sottoposto il documento per il definitivo via libera. Successivamente partirà l’iter con la pubblicazione nella Gazzetta europea. Il fine è trovare un partner con cui progettare, costruire e realizzare l'impianto e che dovrà dare garanzie di affidabilità. Si tratta di un’operazione da circa 500 milioni di euro». Chi vincerà la gara, sia un soggetto pubblico o privato, avrà una quota fra il 61 e il 70% ma da statuto e patti societari per le decisioni sarà necessaria una percentuale più alta della quota, minimo 75%, e quindi con l'avallo e il via libera fondamentale degli enti gestori. Pellizzari anche affermato che sono state effettuate simulazioni per confrontare costi e benefici, inclusi i trasporti. «E quindi l’impianto dovrà sorgere entro 300 chilometri, l’importante è che non venga realizzato all’interno del territorio del Bacino - ha dichiarato -, come è stato deciso tempo fa. Potrebbe anche trattarsi di un impianto già esistente». Secondo le simulazioni, la struttura dovrà ricevere 50 mila tonnellate di fanghi all’anno, più di quelle prodotte da Acque del Chiampo e Medio Chiampo che arrivano a quota 36 mila. Sono state numerose le domande poste dai consiglieri che hanno voluto approfondire l’argomento in più parti. In primis anche il sito dove costruire l’impianto, la tecnologia che verrà utilizzata e pure le ricadute economiche sul territorio. «Finché non verrà individuato il partner non potremo sapere il luogo esatto e, per lo stesso motivo, neanche la tecnologia che sarà usata. Vedremo poi se il futuro socio sarà in possesso di un impianto già attivo e, quindi, i fanghi da smaltire verranno trasportati direttamente», ha concluso Pellizzari. La tempistica prevista per il nuovo impianto è di cinque anni, stesso arco di tempo durante il quale le discariche rimarranno operative. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Antonella Fadda

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