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Dopo il rogo di Brendola

Arpav: no diossine
ma è allerta acque
Moria di pesci

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Acque del Brendola e del Guà inquinate (foto Cristina Guarda)
Acque del Brendola e del Guà inquinate (foto Cristina Guarda)
Acque del Brendola e del Guà inquinate (foto Cristina Guarda)
Acque del Brendola e del Guà inquinate (foto Cristina Guarda)

BRENDOLA. Sono pervenuti in data odierna al DAP di Vicenza i risultati delle analisi dal Laboratorio Arpav di Venezia per la ricerca di IPA, diossine e PCB, campionate durante la fase acuta dell’incendio di lunedì, dalle ore 17 alle ore 19

 

«Pur precisando che per quanto riguarda la presenza di diossine e furani nell’aria non vi sono limiti normativi né valori guida - fa sapere Arpav -, i dati evidenziano che durante l’incendio le concentrazioni sono risultate inferiori al limite di quantificazione. La concentrazione totale dei policlorobifenili diossina simili espressa come tossicità equivalente (WHO-TE) è risultata essere pari a 0.0017 picogrammi/mc corrispondenti a 1.7 femtogrammi/mc. Tale valore risulta in linea con le concentrazioni di fondo in condizioni di normalità rilevate nei capoluoghi Veneti in un lavoro condotto da ARPAV (vedi “Relazione Regionale della Qualità dell’Aria - anno di riferimento 2015). Inoltre tale valore risulta inferiore a quanto previsto in Germania dove il Comitato Federale per il controllo dell’inquinamento atmosferico (LAI, 2004) ha adottato il limite di 150 femtogrammi/mc WHO TE come concentrazione in aria di miscele di PCDD/F e PCB-DL. Per quanto riguarda le determinazioni di IPA, la concentrazione di Benzo(a)pirene, unico IPA regolamentato dalla normativa italiana (limite 1 nanogrammi/mc come media annua), è risultata non quantificabile dal metodo analitico (<0.26 nanogrammi/mc). Questi risultati si aggiungono a quelli già comunicati relativi ai campionamenti tramite canister effettuati il giorno dell’incendio e il giorno successivo».

 

Video: moria di pesci nel fiumicello Brendola (Giuliano Gasparella)

 

Attualmente quindi risulta maggiormente critica la situazione relativa all'inquinamento delle acque superficiali, che si sta spostando da Brendola verso la provincia di Verona, attraversando i comuni di Sarego e Lonigo. Le analisi sul campione prelevato nel Fiumicello Brendola poco dopo il punto di confluenza del Rio Signoletto, alimentato dalle acque di spegnimento dell’incendio, «evidenziano la presenza dei composti attesi considerata la tipologia dell’azienda, in particolare solventi, peraltro individuati anche nei prelievi dell’aria eseguiti nell’immediatezza dell’evento.
Tenuto conto delle condizioni di ossigeno già basse per le alte temperature del periodo, si ritiene che tali composti abbiano determinato un ulteriore progressivo consumo dell’ossigeno disciolto con conseguente moria dei pesci. Nel percorso delle acque superficiali, la presenza di tensioattivi (non ionici) ha inoltre determinato ad ogni salto idraulico la formazione di schiuma persistente, provocando quindi un’ulteriore difficoltà allo scambio di ossigeno».

 

«Attualmente, a parte l’odore che si percepisce dovuto all’evaporazione delle sostanze solventi - spiega Nicola Dell’Acqua, direttore dell’area tutela e sviluppo del territorio di Regione del Veneto - si nota un effetto positivo delle azioni messe in atto negli ultimi due giorni dalla Protezione civile Regionale, Arpav e vigili del fuoco per limitare evitare che l’inquinamento raggiunga i canali di irrigazione, rimanendo circoscritto all’interno dei fiumi Brendola e Guà».

Alle 14 è stato aumentato il muro di contenimento in località Molini di Zimella. I vigili del fuoco stanno agendo con sostanze disgreganti mentre gli uomini della Protezione civile regionale, attraverso ditte specializzate, stanno effettuando ulteriori prelievi delle schiume che si formano lungo i corsi d’acqua. 

«Nelle prossime ore faremo il punto della situazione per verificare i risultati delle analisi chimiche prodotte da Arpav - conclude Dell’Acqua - va sottolineato che la moria della fauna ittica è drasticamente diminuita nelle ultime ore, ma, purtroppo, risulta essere causata dall’assenza di ossigeno in acqua e, quindi, difficilmente fronteggiabile».

 

 

Moria di pesci all'altezza del ponte San Giovanni di Lonigo (Giacomo Barausse)
Moria di pesci all'altezza del ponte San Giovanni di Lonigo (Giacomo Barausse)

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