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SAREGO

A piedi 300 chilometri per i 35 anni di nozze. «Io, pellegrino per amore»

Paolo Molon ha dedicato il pellegrinaggio alla moglie.  GUARDA
Paolo Molon ha dedicato il pellegrinaggio alla moglie. GUARDA
Paolo Molon ha dedicato il pellegrinaggio alla moglie.  GUARDA
Paolo Molon ha dedicato il pellegrinaggio alla moglie. GUARDA

È andato fino ad Aquileia a piedi, a 62 anni, Paolo Molon, di Sarego, in pensione da un anno, per dedicare l’impresa alla moglie per l’anniversario dei 35 anni di matrimonio. Si è fatto i 300 chilometri che separano la frazione di Meledo, dove abitano, alla città nota per la basilica e resti romani di epoca imperiale, ricalcando grosso modo l’antico percorso della Postumia. Molon, “pellegrino per amore”, è partito di buon’ora la mattina di lunedì 12 luglio, il giorno dell’anniversario, festeggiato insieme la sera prima. In otto intense giornate di cammino, con una media di 40 chilometri e partenze antelucane, è riuscito a compiere quanto si era prefissato. «Ho voluto condividere con Lorenza, mia moglie, il raggiungimento di questa meta, in cui nessuno di noi due era mai stato», spiega. L’idea gli è venuta mentre studiava per preparare l’esame di patristica del corso di laurea in scienze teologiche che sta frequentando a Vicenza, la terza, dopo la triennale in scienze della formazione e la specialistica in formazione e-learning. «Ci aveva colpito la storia di questa città che è stata culla del Cristianesimo nel Nordest, per cui raggiungerla è stato come andare alle origini del nostro matrimonio. Ho scelto di compiere questo viaggio proprio nella settimana dell’anniversario per entrare nella basilica e rendere grazie, e anche per ammirare i famosi mosaici bizantini e il romanico». È arrivato la sera di martedì 20. «Ho viaggiato con una dozzina di chili di zaino, compresa una riserva di tre litri d’acqua, che per bere svuotavo e riempivo un paio di volte al giorno. Per camminare mi aiutavo con i bastoni da nordic walking, con cui mantenevo il mio ritmo di marcia. Ho seguito un tracciato che mi sono ricavato sulla base di indicazioni trovare su internet. Grazie a un tablet potevo orientarmi col Gps. Qualche volta però sono andato fuori strada. Prenotavo gli alloggi di giorno in giorno, durante la pausa pranzo per la sera. Alle 9 ero a letto, in piedi alle 4 e poco dopo in cammino. Fino a mezzogiorno, poi pranzo, riposo, e avanti un altro paio d’ore. Ho trovato due giorni di pioggia, ma non mi sono mai fermato, stavo sotto al poncho e andavo col fresco. La temperatura di tutti gli altri giorni era sopra i 35 gradi». Ha camminato lungo ciclo-pedonali e strade di campagna, assaporato la fatica ma anche la bellezza. «Il tratto più bello - ricorda - è stato quello della Treviso-Ostiglia con la pista larga e tutta all’ombra, un vero lusso». Il resto su strade carrabili con traffico scarsissimo, incrociando non più di una macchina ogni ora. Il ritorno è stato in auto. A prenderlo, il 20 luglio, è andata la figlia Francesca. «Dopo che avevo visitato i resti romani. Mi rammarico solo di non essere riuscito a entrare nella basilica, perché stavano girando una fiction televisiva ed era chiusa al pubblico. Ma ho reso grazie lo stesso».

Matteo Guarda

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