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Monteviale

«Va in negozio, ma ha il Covid». Il sindaco dovrà pagare una multa da 3.600 euro

L’attuale sindaco di Monteviale, Claudio Cegalin, è destinatario di un decreto penale di condanna da circa 3.600 euro
L’attuale sindaco di Monteviale, Claudio Cegalin, è destinatario di un decreto penale di condanna da circa 3.600 euro
L’attuale sindaco di Monteviale, Claudio Cegalin, è destinatario di un decreto penale di condanna da circa 3.600 euro
L’attuale sindaco di Monteviale, Claudio Cegalin, è destinatario di un decreto penale di condanna da circa 3.600 euro

Per il giudice Mantovani, che qualche settimana fa ha firmato il provvedimento, la «responsabilità penale dell’imputato è provata». Ma il diretto interessato, che sostiene di non saperne nulla, respinge con decisione le accuse e professa la sua innocenza. L’attuale sindaco di Monteviale, Claudio Cegalin, 66 anni, è destinatario di un decreto penale di condanna da circa 3.600 euro (in sostituzione di 45 giorni di arresto): è accusato di aver violato il decreto legislativo del 2020, contenuto nel Testo unico delle leggi sanitarie, che modificata un regio decreto del 1934. Sarebbe infatti uscito di casa senza motivo mentre era in isolamento perché aveva contratto il Covid.

L’accusa. In base a quanto stabilito dalla procura al termine delle indagini, sulla scorta delle quali ha chiesto e ottenuto la sanzione penale (a pena comunque sospesa), il 27 marzo di due anni fa Cegalin avrebbe dovuto restare in isolamento in casa, in quanto positivo al Coronavirus. Avrebbe dovuto rimanere nel suo domicilio dal 6 marzo al 9 aprile. Invece, avrebbe violato l’ordine, «legalmente dato - si legge nel capo di imputazione - dal Servizio di igiene dell’Ulss di Vicenza per impedire la diffusione di una malattia infettiva». Cegalin si sarebbe recato, quel giorno, «in un esercizio commerciale di Vicenza», «mettendo a serio rischio di contagio le persone con cui era entrato in contatto». Era l’inizio della pandemia; i contagi erano pochissimi, ma tutti con sintomi pesanti e con una significativa virulenza. Il lockdown, in vari fasi, scattò a partire dall’8 marzo; era il periodo dei dipiciemme del governo Conte. Inizialmente era ritenuto violazione penale semplicemente violare il lockdown, poi fu derubricato in sanzione amministrativa. Per chi non rispettava l’isolamento, invece, è rimasta la contravvenzione penale. 

La difesa. Cegalin, contattato al telefono, è caduto dalle nuvole. «Non ne so nulla, non ho mai ricevuto nulla - sostiene il primo cittadino, eletto oltre un anno dopo, nell’ottobre scorso -. Non sono mai stato fermato da alcuna forza di polizia». L’attuale sindaco ricorda di essere stato fra i primi a contrarre il virus, tanto da essere ricoverato in ospedale. Poi fu dimesso e tornò a casa, ma in diverse occasioni venne chiamato al San Bortolo per essere sottoposto ai tamponi. «Ho impiegato molto tempo per negativizzarmi, ragion per cui sono andato molte volte in ospedale per le verifiche». Cegalin ricorda che in una di queste occasioni - «ma era quanto meno la metà di aprile» - venne fermato da una pattuglia delle forze dell’ordine e venne trattenuto a lungo. «Ho spiegato che ero autorizzato a spostarmi, appunto per il tampone, e comunque mi sono mosso solamente lungo il tragitto fra casa mia e l’ospedale, non ho fatto soste di alcun genere», ricorda. 

La sanzione. «Cercherò di comprendere come sia nata questa accusa - conclude Cegalin -, che francamente non comprendo. Sono sicuro di non essere mai andato in alcun negozio durante il periodo di isolamento, durante il quale, peraltro, non stavo certo bene. Non mi ricordo cosa ho fatto il 27 marzo di due anni fa, ma sicuramente non sono mai stato fermato dalle forze dell’ordine, né ho ricevuto un verbale di qualsivoglia natura. Non riesco proprio a capire». Pochi dubbi sul fatto che Cegalin si opporrà al decreto penale di condanna, anche se questo significa scegliere il processo in tribunale. «Ma voglio dimostrare di essere innocente, io non ho fatto nulla di quanto mi viene contestato». 

 

Diego Neri

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