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Sovizzo

Tom Perry sfida il Cervino, ma si deve arrendere alla neve

È stata una nevicata estiva a bloccare la spedizione dello scalatore scalzo Tom Perry (Foto Gregolin)
È stata una nevicata estiva a bloccare la spedizione dello scalatore scalzo Tom Perry (Foto Gregolin)
È stata una nevicata estiva a bloccare la spedizione dello scalatore scalzo Tom Perry (Foto Gregolin)
È stata una nevicata estiva a bloccare la spedizione dello scalatore scalzo Tom Perry (Foto Gregolin)

La cima dinnanzi agli occhi. Poi l’attesa e alla fine la rinuncia. «La montagna o ti abbraccia. O ti respinge! Si concede o si nega, spesso senza una via di mezzo e questo va rispettato». È la certezza derivata da vent’anni di ascese e discese a piedi nudi per le montagne del mondo, e trenta missioni in quattro continenti, dallo scalatore vicentino divenuto celebre per essersi tolto le scarpe, Antonio Peretti, conosciuto come “Tom Perry”, all’indomani del suo secondo tentativo (il primo effettuato nel 2006) entrambi falliti, nella scalata al Cervino (4478 metri). Lo scalatore di Sovizzo, 61 anni suonati, ha comunque deciso di non mollare: «Non mollo perché sono ancora vivo e sono tornato in forza dopo una lunga riabilitazione a seguito di una rovinosa caduta in montagna nel 2013. Lo ero l’anno scorso quando il Covid mi ha costretto ad annullare la spedizione in Congo tra i pigmei della foresta equatoriale. Lo ero qualche settimana fa nell’ennesimo tentativo di salire sul Cervino, l’ultimo quattromila che mi manca, che però mi ha nuovamente fermato per le avverse condizioni meteo» racconta il camminatore scalzo, che oltre all’impresa sportiva, da anni porta in alto il messaggio del nostro vitale rapporto con la terra e la vita stessa. «Mi tolgo le scarpe per tornare alle origini, quando gli uomini camminavano a piedi scalzi a contatto diretto con la terra. Oggi calziamo solo scarpe alla moda, magari pagate centinaia di euro». 

Dal suo spirito però è bandita la rassegnazione: «Lo faccio nella vita, come in montagna. Incasso le sconfitte, ma non mi rassegno. Per la seconda volta la piramide di pietra, il mito di ogni scalatore italiano, mi ha rispedito a casa “a piedi nudi”, senza darmi la soddisfazione di aver raggiunto la vetta. Una sconfitta, dopo che per mesi ti sei preparato con dedizione e sacrificio, ma per me resta un messaggio profondo che la montagna mi lascia e devo comprendere. Noi tanto piccoli e la montagna tanto potente e forte da piegarti o elevarti. Il Cervino con la sua piramidale perfezione di pietra, è l’esempio di tutto ciò: inflessibile e implacabile, tanto che dal 1800 a oggi, ha fatto oltre 500 morti». 

Ecco perché non resta che ringraziare sempre e comunque quando torni a casa da una spedizione: «Anche se delusi nell’animo e nel corpo, ringrazia per te e chi sta accanto. Per i miei due amici di grande esperienza himalayana che mi hanno accompagnato sul Cervino, Mario Panzeri e Daniele Bernasconi. Entrambi sentivamo di aver perso una battaglia, ma non la guerra. Poi senti rinascere l’istinto primordiale che ti porta a non mollare e pensare di riprovare». 

Quella che doveva essere l’ennesima impresa a piedi nudi di Tom Perry, è stata fermata a fine agosto dall'avverse condizioni climatiche, che ha portato la neve sulla vetta, rendendo la scalata troppo rischiosa. Ma prima o poi Tom ritenterà. È certo. 

Antonio Gregolin

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