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«Sindaco contro gli alpini, non si era mai visto»

La baita alpina, oggetto del contendere  e della denuncia presentata dal sindaco Santucci. TROGU
La baita alpina, oggetto del contendere e della denuncia presentata dal sindaco Santucci. TROGU
La baita alpina, oggetto del contendere  e della denuncia presentata dal sindaco Santucci. TROGU
La baita alpina, oggetto del contendere e della denuncia presentata dal sindaco Santucci. TROGU

«Non ho mai visto una cosa del genere. Una denuncia ad un capogruppo degli alpini. Nemmeno quando sono stato vicepresidente nazionale vicario». Luciano Cherobin, presidente Ana sezione di Vicenza, non si capacita. Per la situazione che si è venuta a creare a Monteviale tra Comune e gruppo alpini. «Voglio incontrare il nostro capogruppo e il suo legale – continua – e affrontare la situazione con la dovuta calma. Ma sono molto amareggiato e perplesso. Ed esprimo il sostegno agli alpini di Monteviale, nel rispetto di tutti ma soprattutto del gruppo. Se sono andati avanti per oltre 20 anni a gestire la struttura e adesso è cambiato tutto voglio vedere la documentazione. Avevo già dato al sindaco Santucci la disponibilità ad un incontro per una soluzione, invece ci troviamo con una denuncia». La questione è complessa. E parte da lontano. Dalla costruzione del prefabbricato di via Giovanni XXIII, dalla convenzione passata in consiglio a giugno 1994 e da un regolamento comunale, marzo 1995, che assegnano la struttura per la costruzione e la successiva gestione agli alpini con comodato d’uso mai però sottoscritto. «Il comodato d’uso è entrato in vigore di fatto non appena gli alpini hanno concluso la costruzione e hanno ricevuto le chiavi della struttura dal Comune – dice l’avv. Luciano Guerrini, dello studio Guerrini Troiani di Verona, legale degli alpini – e se c’è un soggetto inadempiente è il Comune che avrebbe dovuto formalizzare il comodato. Qui non c’è alcuna occupazione abusiva. Il gruppo alpini ha dato massima disponibilità a discutere la questione, il sindaco non ha mai inteso dare risposta. Ho scritto tre volte al primo cittadino, il 23 luglio la prima. Poi ancora il 5 settembre e infine il 10 settembre. E lei ha risposto con una denuncia. Della vicenda sono informati anche i carabinieri di Montecchio, con cui ho parlato personalmente. Nel momento in cui è stata realizzata la baita dagli alpini, il comodato di fatto è intervenuto, come richiamato dalle delibere che parlano di un affidamento di 50 anni. E’ implicito nei documenti esistenti». «C’è un obbligo morale che va al di sopra di tutto – aggiunge l’ex sindaco Giuseppe Danieli – nessuno mette in discussione che la proprietà sia dell’Amministrazione. Gli alpini hanno cambiato le serrature esasperati. E sono stati costretti a rivolgersi ad un avvocato. Ma ci sono studi legali ormai che dimostrano che il comodato esiste anche di fatto. Tutta la vicenda andava risolta intorno ad un tavolo. Il paese è spaccato ora. Credo che questo sia un caso unico. Noi non abbiamo mai sollevato la questione perché i rapporti con gli alpini erano eccellenti. Tutto nasce in occasione dell’incendio del 2015. Di fatto il comodato è formalmente operativo alla consegna delle chiavi agli alpini nel 1996. Gli alpini allora hanno tagliato la legna in giro e lavorato per raccogliere i fondi e costruire la baita». «Mai avrei pensato di dover arrivare a tanto ma non avevamo alternative – spiega il sindaco Elisa Santucci – vista l’intransigenza del capogruppo ad ogni soluzione bonaria. Si rifiutano di consegnare le chiavi di una proprietà comunale. Giro la questione: è ammissibile un atto di forza e di ricatto per far valere un eventuale diritto? Ritengo che sia inaccettabile. L’usucapione nella pubblica amministrazione non esiste. Il contratto di comodato d’uso, da normativa, deve essere stipulato, firmato e registrato in Comune e all’Agenzia delle entrate. A questo dobbiamo attenerci. Per quanto riguarda la risposta al legale, ero in ferie. E quando sono rientrata sono stata ingenua a pensare che una comunicazione verbale agli alpini fosse sufficiente. Per il contratto di comodato d’uso ci sono voluti mesi per diversi motivi. Perché è stato complesso fare una ricerca d’archivio per essere certi che non ci fosse. Perché il segretario comunale ha dettato una serie di priorità inderogabili in merito ad altri adempimenti. Perché comunque c’era un indirizzo di giunta e un nuovo regolamento per l’utilizzo degli spazi pubblici». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Luisa Nicoli

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