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Quinto Vicentino

Si ferì sul tombino. La Cassazione “salva” il sindaco

Una donna lo denunciò. La Cassazione ha accolto il ricorso di Renzo Segato, a cui era stata inflitta una multa per lesioni colpose.
Il sindaco Renzo Segato, primo cittadino di Quinto, ha ottenuto ragione in Cassazione
Il sindaco Renzo Segato, primo cittadino di Quinto, ha ottenuto ragione in Cassazione
Il sindaco Renzo Segato, primo cittadino di Quinto, ha ottenuto ragione in Cassazione
Il sindaco Renzo Segato, primo cittadino di Quinto, ha ottenuto ragione in Cassazione

È il sindaco a dover rispondere di ogni minimo problema che accade sul suo territorio? Nel marzo 2021 aveva fatto discutere, e non poco, la condanna a pagare 300 euro di multa inflitta dal giudice di pace di Vicenza a Renzo Segato, 57 anni, primo cittadino di Quinto, ritenuto responsabile di lesioni colpose poiché una donna, camminando, era inciampata in un piccolo gradino davanti ad un tombino sul marciapiede, era caduta ed era rimasta ferita.

La sentenza aveva scatenato le ire del sindaci vicentini

La sentenza aveva scatenato le ire dei primi cittadini, non solo vicentini, che ritenevano inaccettabile essere condannati per un microscopico avvallamento, e chiedevano un intervento normativo. Ora, la sentenza della Cassazione viene incontro al loro appello: la quarta sezione penale presieduta da Montagni, infatti, ha accolto il ricorso di Segato, annullando la condanna di poco meno di due anni fa. Gli ermellini hanno ordinato un nuovo processo, davanti al giudice di pace berico, per riesaminare il caso, alla luce di un principio giuridico che tenga conto del dovere di controllo, nel caso di specie, del primo cittadino.

I fatti accaduti a Quinto nel 2016

I fatti risalgono al giugno 2016. Valentina Zappaterra stava passeggiando lungo via degli Eroi a Quinto quando inciampò, cadde rovinosamente a terra e rimase seriamente ferita. Tentò la strada del risarcimento con l’assicurazione, senza successo, perché per la compagnia quel gradino di pochi millimetri non poteva definirsi incuria; e così sporse denuncia contro il legale rappresentante del Comune, cioè il sindaco, che dopo un lungo dibattimento venne ritenuto colpevole, pur in concorso «con la condotta colposa della vittima». Per il giudice vicentino, infatti, il sindaco è colpevole nonostante vi fosse un responsabile dell’area lavori pubblici, delegato anche ai servizi di manutenzione e viabilità e pubblica illuminazione.

Il ricorso per Cassazione del sindaco Segato

Segato, però, decise di presentare ricorso per Cassazione per far valere le sue ragioni, ricordando fra l’altro che quel dislivello non era mai stato segnalato. In primo luogo la difesa aveva rimarcato che dalle foto e dalle testimonianze l’avvallamento non fosse evidente, ma il motivo è stato cassato.
È stato invece accolto dalla Suprema Corte un altro motivo di ricorso, relativo ai doveri di controllo che un primo cittadino, nel suo ruolo di garante, ha nei confronti dei dipendenti della struttura che deve guidare. Correttamente il tribunale di Vicenza ha evidenziato che un sindaco «debba svolgere un ruolo di controllo sull’operato dei suoi dirigenti anche in ottica sostitutiva»; ma esagera quando, per i giudici di Cassazione, ritiene che un primo cittadino debba sostituirsi ad un dirigente per eliminare un pericolo che non era stato segnalato e che non era evidente, e che è emerso solo perché qualcuno si è fatto male.

La sentenza

E invece, si legge nella sentenza, «il rischio (che qualcuno possa cadere in quell’avvallamento, ndr) è annullabile solo con un continuo intervento di manutenzione ordinaria che eviti qualsiasi anomalia della strada»: ma si tratta per la Cassazione di un compito «esorbitante rispetto a quelli che l’imputato è chiamato a governare». Un sindaco, in sintesi, non può passare le giornate a controllare lo stato dei marciapiedi.  Per questo il processo ripartirà da zero. 

 

Diego Neri

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