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Longare

Quel dente ritrovato
è di un bimbo
di 48 mila anni fa

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L'area del Riparo del Broion e il canino da latte trovato nel sito
L'area del Riparo del Broion e il canino da latte trovato nel sito
L'area del Riparo del Broion e il canino da latte trovato nel sito
L'area del Riparo del Broion e il canino da latte trovato nel sito

La scoperta di un dente nel sito paleolitico del Riparo del Broion, a Lumignano di Longare, sui colli Berici, appartenuto a un ominide vissuto tra i 48mila e i 45mila anni fa è, ad oggi, uno dei più recenti reperti degli ultimi neandertaliani del Nord Italia. A stabilirne l'epoca e a darne notizia, nei giorni scorsi, i ricercatori delle Università di Bologna e Ferrara. Si tratta di un dente da latte, un canino superiore destro, ben conservato, che apparteneva a un bambino o a una bambina di Neandertal di 11 o 12 anni e misura circa 7 millimetri. A scoprirlo materialmente, due anni fa, durante la campagna di scavi, Davide Dal Piano, assegnista di ricerca del Dipartimento di Studi umanistici dell'Università di Ferrara. Questo ritrovamento è stato oggetto di uno studio realizzato dai ricercatori degli atenei di Bologna e Ferrara e i risultati sono stati pubblicati sull'ultimo numero del mensile Journal of Human Evolution, in un articolo firmato a primo nome da Matteo Romandini, assegnista di ricerca nel Dipartimento di Beni culturali di Bologna.

 

Lo studio nasce all’interno del progetto europeo Erc-Success, focalizzato sull’arrivo degli Homo sapiens in Italia e sul primo incontro con i Neanderthal nella Penisola. Lo studio dei reperti recuperati nel contesto del dentino è in corso, ma i dati mostrano già un uso continuativo del sito e segni di caccia e macellazione di grandi prede. L’analisi del dente è stata condotta con metodi virtuali e altamente innovativi. I risultati delle analisi genetiche evidenziano che, da parte di madre, questo bambino era strettamente imparentato con altri Neanderthal vissuti in Belgio alcuni millenni dopo, rendendo Riparo del Broion uno dei siti chiave per comprendere la progressiva scomparsa della specie a livello europeo.

 

«Questo piccolo dente è fondamentale- spiega Stefano Benazzi, professore dell'Università di Bologna che ha coordinato lo studio- perché oggi sappiamo che, quando il bambino o la bambina neandertaliana vissuta in Veneto lo ha perso, a mille chilometri di distanza, in Bulgaria, erano già presenti comunità di homo sapiens».

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