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«Pago io il terreno per l’oasi Vegre»

Il cantiere del bacino per l’invaso nell’ex oasi Vegre, che ora si vuole ripristinare. ARCHIVIO
Il cantiere del bacino per l’invaso nell’ex oasi Vegre, che ora si vuole ripristinare. ARCHIVIO
Il cantiere del bacino per l’invaso nell’ex oasi Vegre, che ora si vuole ripristinare. ARCHIVIO
Il cantiere del bacino per l’invaso nell’ex oasi Vegre, che ora si vuole ripristinare. ARCHIVIO

A Costabissara il patron della catena di supermercati, Anerio Tosano, è pronto a metterci del suo per realizzare l’attesa rotatoria all’incrocio del Botteghino. Poco distante, a Caldogno, un altro imprenditore scende in campo in favore, questa volta, della salvaguardia di un’area naturalistica strategica, l’oasi di Vegre di cui si discute da anni.

Il poker d’assi nella vicenda della zona umida formatasi dopo l’alluvione di novembre 2010 e poi prosciugata per consentire i lavori di costruzione del bacino di laminazione, lo cala Mimmo Peruffo, amministratore unico di “Aquila corde armoniche srl”, società di Caldogno specializzata in corde per strumenti musicali commercializzate in tutto il mondo.

Da sempre impegnato in ambito sociale, («credo che un'azienda sana debba destinare un parte del suo fatturato a iniziative solidali») Peruffo, da presidente del comitato “Amici dell’Oasi di Vegre”, sorto qualche anno fa, entra a piè pari nell’intricata vicenda burocratica di Vegre con una proposta destabilizzante: «I terreni del privato che Regione e Comune non riescono ad acquistare li compro io, pagando tutto, subito, al momento dell’atto notarile se il proprietario accetterà».

Un’offerta, apparentemente impossibile da rifiutare, che Peruffo ha illustrato direttamente a Giuseppe Altissimo, titolare dell’appezzamento accanto ai 7 mila metri già in possesso della Regione che mancherebbe per comporre l’area dell’oasi.

«Da qualche mese, quando è stata archiviata la trattativa con la famiglia Sandonà, proprietaria della terra dove era sorta la zona umida, mi ero interessato attraverso il Comune per capire se potevo dare una mano nell’acquisizione dei circa 13 mila metri quadrati di Altissimo».

Moderno mecenate, Peruffo ha messo sul piatto i 90 mila euro necessari all’acquisto ma soprattutto alla liquidazione, in un’unica tranche e in contanti del lotto di Giuseppe Altissimo che aveva riferito di essere indeciso sulla vendita alla Regione perché preoccupato di possibili ritardi nel pagamento.

«Io venderei pure, ma chissà quando arriverebbero i soldi, vedendo quello che succede anche per gli espropri della Pedemontana», i timori di Altissimo che accordandosi con l’ente pubblico riceverebbe solo un acconto alla stipula dell’atto di vendita e il grosso il prossimo anno, con il nuovo patto di stabilità.

Condizioni non ideali per il calidonense che, per ora, non ha accettato neppure l’offerta dell’imprenditore.

Titubanze ingiustificate dal punto di vista di Peruffo, che rincara: «Gli farei avere anche un documento notarile per rassicurarlo che gli eventuali indennizzi dei ricorsi in atto andrebbero a lui».

La trattativa, di cui è stato informato anche il Governatore del Veneto Luca Zaia, che aveva voluto una dichiarazione d’intenti preliminare da parte di Peruffo, va avanti.

«Occasioni di questo tipo» conclude l’amministratore di “Aquila Corde”, che riavrebbe il suo denaro dal Comune, con elasticità, nei prossimi mesi, «capitano raramente nella vita. Speriamo che i privati lo comprendano anche per il bene di un habitat naturale unico».

Giulia Armeni

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