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Notte sul sagrato, tensioni e preghiere

Alcuni dei partecipanti davanti alla chiesta mentre consumano uno spuntino prima della notte.BRUNCi si preara a trascorrere la notte sotto le stelle. BRUN
Alcuni dei partecipanti davanti alla chiesta mentre consumano uno spuntino prima della notte.BRUNCi si preara a trascorrere la notte sotto le stelle. BRUN
Alcuni dei partecipanti davanti alla chiesta mentre consumano uno spuntino prima della notte.BRUNCi si preara a trascorrere la notte sotto le stelle. BRUN
Alcuni dei partecipanti davanti alla chiesta mentre consumano uno spuntino prima della notte.BRUNCi si preara a trascorrere la notte sotto le stelle. BRUN

«L’uomo vale più della sue fede, l’uomo vale più delle sue idee, non importa la provenienza geografica o il colore della pelle: è l’uomo senza aggettivi, semplicemente l’uomo. La nostra fede è l’uomo». Con queste parole padre Ermes Ronchi ha concluso il momento di dialogo e riflessione venerdì sera, davanti alla chiesa di Santa Maria Assunta a Monteviale, organizzato in solidarietà verso i migranti della Sea Watch (che nel frattempo sono sbarcati dopo l’arresto della capitana Carola Rackete). Quasi una cinquantina di persone, tra gente che andava e che veniva, che ha deciso di trovarsi sul sagrato e di dormire lì, dopo aver condiviso spunti, riflessioni ed esperienze di vita. Una serata nella quale era forte la componente cattolica ma che riuniva anche cittadini dei più disparati orientamenti: dagli ecologisti, ai sindacalisti e gli attivisti politici, ma sopratutto persone comuni, senza alcuna etichetta. Dopo un breve commento di introduzione, la serata è iniziata con la telefonata da parte di don Antonio Uderzo, parroco di Monteviale, a don Carmelo La Magra, collega di San Gerlando a Lampedusa: «Ogni notte che trascorriamo sul sagrato speriamo che sia anche l’ultima, così lo sarebbe anche per i migranti in cima alla nave – ha commentato il prete siciliano – noi saremo anche questa a notte a dimostrare la nostra vicinanza a queste persone». Poi un messaggio ai cittadini riuniti a Monteviale: «È importante fare sentire la nostra voce, in tutta l’Italia. Dobbiamo dimostrare che non è il capriccio di pochi, ma il desiderio di tanti, che sperano solo di ritornare ad essere un po’ più umani». Vari sono stati gli interventi nel corso della serata, come quello di Adriano Sella, missionario laico e coordinatore della Rete Interdiocesana Nuovi Stili di Vita, che ha ricordato la sua esperienza in Amazzonia e che ha sottolineato l’importanza di lavorare a monte del problema delle migrazioni, per diventare cittadini più responsabili al fine di trasformare secondo giustizia quei territori profondamente poveri e sfruttati. C’è stato anche chi non era d’accordo. Un gruppetto di sette persone aderenti al Movimento Italia Sociale si è presentato per contestare l’iniziativa. I militanti sono stati invitati ad esporre le loro motivazioni sulle scale del sagrato: «Io sono qui semplicemente perché sono cristiano», è stata la replica alla critica di uno dei presenti. Verso l’una, terminato il momento di riflessione, alcuni presenti muniti di stuoini e coperte si sono adoperati per trascorrere la notte. «È stata una serata in cui abbiamo condiviso valori, prospettive e qualche paura – spiega Ermes Ronchi – qui non si fa un discorso politico, ma umano: è la scelta dell’umano contro il disumano, specialmente quando quest’ultimo viene mascherato da ragionevolezza. Non mi aspettavo così tanta gente, le persone sono state molto attente e partecipi. Sento una certa sensibilità, noi non dobbiamo né convincere né convertire nessuno, dobbiamo solo esserci». Poi alla mattina è arrivata la notizia dello sbarco dei migranti e l’arresto della capitana Carola Rackete: «Ci aspettavamo l’arresto e vorremmo comunque proseguire con l’iniziativa – dichiara Paolo Arcaro – Quello della Sea Watch è stato un episodio, un’occasione per iniziare, ma presto arriverà un’altra nave. Noi vogliamo continuare per cercare di far riflettere le persone, nient’altro». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Francesco Brun

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