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Sovizzo

Masso schiacciò una casa: la tragedia dei Michelin ricordata in un docufilm

I sette fratelli Michelin sopravvissuti alla tragedia alla cerimonia al cippo di dieci anni fa (foto d'archivio)
I sette fratelli Michelin sopravvissuti alla tragedia alla cerimonia al cippo di dieci anni fa (foto d'archivio)
I sette fratelli Michelin sopravvissuti alla tragedia alla cerimonia al cippo di dieci anni fa (foto d'archivio)
I sette fratelli Michelin sopravvissuti alla tragedia alla cerimonia al cippo di dieci anni fa (foto d'archivio)

Una tragedia lunga 70 anni, che cambiò la storia di Sovizzo e che distrusse la famiglia Michelin. 

Era l’una e quindici minuti del 6 febbraio 1951, pioveva da alcuni giorni. Nel cuore della notte un enorme masso si staccò dalla collina del colle e colpì in pieno la casa che si trovava in via Castegnini. Tutti i componenti della famiglia, il papà Davide, 58 anni, la mamma Giuseppina, di 46, e gli otto figli, Giuseppe, Annamaria, Attilio, Bianca, Carmelo, Elisabetta, Luigi e Teresa dormivano. Furono svegliati da un fortissimo rumore. In un istante si ritrovarono nel vuoto, attorno a loro solo buio, freddo, macerie e paura. La frana aveva centrato la camera da letto dei genitori.

I fratelli riuscirono ad uscire dall’abitazione ma il maggiore, Giuseppe che a quell’epoca aveva 22 anni, cercò di salvare la madre: rientrò in casa proprio nel momento in cui ci fu un secondo crollo che lo travolse. Il padre morì poco dopo all’ospedale di Montecchio. Tre vite spezzate in una tragedia che venne definita “annunciata”, e la strada dei sette orfani segnata per sempre. 
Mesi prima, infatti, era stato proprio il capofamiglia a denunciare la pericolosità della cava per l’estrazione di argilla, che operava nella collina dove c’era la sua abitazione. Venivano, infatti, percepite delle vibrazioni causate dai macchinari al lavoro nell’escavazione. Furono eseguite delle verifiche ma i tecnici affermarono che non c’erano pericoli. Poco tempo dopo vennero smentiti nel peggiore dei modi. 

Per i sette orfani, il più piccolo dei quali aveva appena sei anni, si aprì una gara di solidarietà e fra i benefattori ci fu anche Pietro Ceccato, l’imprenditore che in quegli anni stava costruendo Alte Ceccato, e che assunse nella sua azienda uno dei fratelli, aiutandoli anche ad acquistare una casa, per fare in modo che la famiglia potesse riunirsi.

Sono passate sette decadi da quell’immensa disgrazia ma il paese non ha mai dimenticato quella drammatica storia. Venti anni fa, in occasione del cinquantesimo anniversario della tragedia, l’Amministrazione comunale ha dedicato una piazza e un monumento alla famiglia Michelin. Il 2 settembre 2001, infatti, fu inaugurato lo slargo a Sovizzo Colle e, in tale occasione, fu posizionato il monumento con tre alberelli per ricordare le tre vittime innocenti. La scritta, oltre a ricordare la famiglia, cita: “A memoria e ad esempio per le future generazioni”.
Da allora i componenti della famiglia, ormai allargata, si incontrano tutti gli anni con la celebrazione di una messa. Oggi l’Amministrazione comunale e la parrocchia hanno deciso di dedicare una giornata al ricordo di Diego, Giuseppina e Giuseppe. Alle 10.30 sarà celebrata la messa nella piazzetta e, al termine, si svolgerà la cerimonia pubblica con deposizione di una corona commemorativa: “Nella comune volontà di non dimenticare il passato e di tenere sempre a monito ciò che può accadere quando si vogliono sfruttare le risorse naturali di un territorio senza valutarne i possibili rischi”.

In occasione del 70° anniversario è anche in lavorazione un docufilm, che sarà presentato in inverno, dedicato alla storia della famiglia e alla tragedia, curato sempre dal Comune e dal consigliere delegato alla cultura, Marilisa Munari. Una parte del lungometraggio è dedicata alla battaglia del 2004, quando il paese, e non solo, fece fronte unito e si oppose al progetto di coltivazione mineraria per poter estrarre bentonite, presentato da una ditta veneta, proprio nello stesso luogo. La Regione bloccò il progetto ed addirittura cancellò la miniera dai mappali. 

Antonella Fadda

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