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Montegalda

Manager perde il posto e si reinventa giardiniere

L'ex manager Giacomo Ruggero impegnato nella sua nuova attività lavorativa. (Foto A.Gr.)
L'ex manager Giacomo Ruggero impegnato nella sua nuova attività lavorativa. (Foto A.Gr.)
L'ex manager Giacomo Ruggero impegnato nella sua nuova attività lavorativa. (Foto A.Gr.)
L'ex manager Giacomo Ruggero impegnato nella sua nuova attività lavorativa. (Foto A.Gr.)

Da manager delle scarpe, a curatore di alberi, giardini e “kokedama”. Una rivoluzione professionale, avvenuta dopo aver lasciato il posto di lavoro. Così, dopo la crisi economica, la conseguente chiusura di alcuni punti vendita e il ridimensionamento del gruppo aziendale, c’è chi si è ritrovato a 57 anni, dopo averne trascorsi 18 in un’azienda calzaturiera vicentina, a dover riscrivere la propria esistenza.
 

La storia. Una vicenda come tante, quella di Giacomo Ruggero, nativo di Padova, ma residente a Montegalda, quella di trovarsi senza lavoro a una certa età. Lo spostamento dalla città alla campagna però gli è stato provvidenziale. Giacomo oggi parla dalla scala posata sul ramo di un albero da potare. Ma lo fa anche seduto al tavolo di casa, ricoperto di piante e muschi, dove crea i suoi “kokedama” da cui tutto è partito, per scoprire le proprie “radici”. 
È quasi criptico quando deve descrivere il suo cambio di pelle o per meglio dire di “scarpe”: «Sono passato dalle pregiate calzature che vendevo, a quelle antifortunistiche per il nuovo mestiere che sto cercando di ricrearmi», spiega l’ex-manager convertito al verde. Non è scontato che ciò accada a un over 50, sentendolo poi dire di «non avere esperienza, ma tanta passione». 
Passione per il verde che è maturata in lui durante la chiusura pandemica: «Quando nel nuovo alloggio in campagna a Colzè, mi sono trovato a gestire il verde di un campo». È durante questo periodo, quando la crisi aziendale si stava profilando, che in forma del tutto inconsapevole, Giacomo stava “cambiando scarpe”: «Andando alla ricerca delle mie “radici” –racconta l’ex-manager-, spinto dal piacere di occuparmi di cose naturali, che mi stavano rimettendo in circolo». «Molte erano le idee che mi spingevano a tirare avanti fino all’agognata pensione. Ma sentivo dentro che avevo ancora molto da dare e imparare. Sapevo di avere buone gambe, braccia, una testa e un cuore su cui contare in un momento difficile come quello in cui mi trovavo».
 

Il cambio. «Per decenni in azienda sono stato un buyer, formatore e motivatore, che curava i rapporti tra la proprietà, i fornitori, il personale e i clienti. Così mi sono detto: quello che ho seminato in tanti anni, ora lo potevo riversare su me stesso. Non chiedetemi perché mi sono avvicinato agli alberi: forse perché l’albero è il simbolo della rinascita, della resilienza verso ogni stagione dell’esistenza». Così in questa fase di “apprendista-senior”, Giacomo chiede aiuto a un giovane giardiniere professionista: «Questo è un mestiere che richiede tanta esperienza, per cui mi sento come un “bocia” alle prime armi, ma anche un uomo maturo e motivato, che tra gli alberi, con “Le Mani nel Verde” (nome della sua nuova attività ndr) intravvede il suo futuro». 

Il Giappone. Parallelamente e quasi per caso, un giorno scopre su una bancarella e se ne innamora, l’antica arte giapponese dei “kokedama”. Un metodo di coltivazione vegetale nato in Giappone nel 1600 di cui Giacomo si fa cultore e costruttore. I globi di muschio chiamati anche “bonsai volanti”, li propone ai primi mercatini, riscuotendo un interesse insperato. Pensa poi a dei laboratori didattici per rispondere alle varie richieste di approfondimento sul tema. Tutte cose che inizia a fare da pochi mesi. «Tra un mese aprirò la mia partita Iva, diventando ufficialmente un “giardiniere col cuore”. Sono quindi pronto a iniziare una nuova esperienza lavorativa, mettendo a frutto una passione, che scopro avere radici profonde in me, cercando poi di metterla in pratica lasciando sempre qualcosa di mio. Del mio modo di vedere e vivere le cose, come ho sempre fatto quando lavoravo con i clienti in azienda». 

 

Antonio Gregolin

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