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Caldogno

Mamma dona un rene al figlio: «È come averlo partorito un'altra volta»

L'estremo atto d'amore di mamma Agnese, 59 anni di Caldogno, per il suo Matteo, costretto a vivere con un solo rene da quando aveva un anno. L'operazione compiuta dalla nefrologia del San Bortolo è riuscita.
Madre e figlio: Agnese Tassetto, 59 anni, con Matteo Giordani, 24 (Foto CAROLLO)
Madre e figlio: Agnese Tassetto, 59 anni, con Matteo Giordani, 24 (Foto CAROLLO)
Madre e figlio: Agnese Tassetto, 59 anni, con Matteo Giordani, 24 (Foto CAROLLO)
Madre e figlio: Agnese Tassetto, 59 anni, con Matteo Giordani, 24 (Foto CAROLLO)

«È stato come dare alla luce Matteo una seconda volta». L'estremo atto d'amore di una madre per il proprio figlio: è la storia di Agnese Tassetto, che ha donato un rene al figlio Matteo Giordani, 24 anni, facendolo rinascere, dandogli la vita una seconda volta. Dopo l'intervento nel luglio scorso all'ospedale San Bortolo di Vicenza, Agnese e Matteo, che vivono a Caldogno, oggi stanno bene e proseguono nella serenità di una vita familiare che il gesto di un genitore verso il figlio ha reso ancora più ricca e solida.

I primi problemi quando Matteo aveva un anno

Tutto inizia quando a Matteo, all'età di un anno, viene riscontrato un problema ad un rene. «Uno dei reni di Matteo non funzionava e per questo, all'età di un anno, fu operato, rimanendo poi solo con uno dei due - spiega Agnese, 59 anni -. I dottori ci dissero che da adulto tutto sarebbe potuto andare bene così, ma anche che avrebbe potuto aver bisogno di sottoporsi a dialisi o ad un trapianto. È sempre stato seguito dei medici, ma ad un certo punto, con l'aumentare dell'età, il suo rene non riusciva più a reggere. Quattro anni fa abbiamo iniziato ad essere seguiti dalla nefrologia dell'ospedale San Bortolo di Vicenza: c'era il rischio concreto di dover cominciare con la dialisi. L'alternativa era il trapianto».

Serve un donatore

A quel punto è necessario trovare un donatore; subito si propongono Agnese, poi il marito e papà di Matteo, Silvano. I valori dei genitori, però, non risultano compatibili con la donazione. Infine, i medici tornano a considerare l'ipotesi della donazione da parte della madre. «Sono riuscita a rientrare nei valori necessari e il Signore ha fatto in modo che risultassi idonea - continua Agnese -. Per me è stata la più bella notizia di questo mondo. Piano piano ho seguito tutto il percorso e così facendo ho salvato mio figlio ma ho salvato anche me stessa, rientrando nei parametri previsti».

L'intervento con la donazione da madre a figlio

Arriva così il giorno dell'intervento, il 12 luglio scorso, con la donazione da madre a figlio; tutto si conclude per il meglio, grazie anche al lavoro dell'équipe della nefrologia dell'ospedale del capoluogo. «Quando ho riabbracciato Matteo, dopo venti giorni, è stato come averlo partorito un'altra volta, come avergli dato la vita una seconda volta - spiega Agnese -. È stato bellissimo, un'emozione davvero indescrivibile per me».

Il ritorno alla normalità

Ora Agnese e Matteo hanno ripreso a lavorare al fianco di papà Silvano nell'azienda agricola di famiglia, circondati dall'affetto delle altre figlie Michela, Manuela e Marta e degli amati nipoti. Il pensiero di Agnese corre anche a chi ha fatto in modo che il suo gesto d'amore si concretizzasse. «Non mi sono sentita una paziente - racconta -, non mi sembrava di entrare in ospedale, ma in una famiglia, con l'aiuto della dottoressa Fiorella Gastaldon, della dottoressa Manuela Cannone e di tutto il team della nefrologia del San Bortolo. Mi hanno supportata, mi hanno spronata. Ho superato questa prova anche con l'aiuto della fede e di tante amiche che sono venute ad aiutarmi a casa, nei giorni della convalescenza». Dopo l'ansia e la preoccupazione, è arrivato così il momento della serenità. «Vedere che mio figlio sta bene, che non è costretto a sottoporsi a dialisi è per me un grande sollievo - conclude Agnese -. Lui ha ripreso a lavorare con entusiasmo e passione e anch'io sto facendo lo stesso, senza fare sforzi eccessivi. Potrei anche farne a meno, ma lavoro per ringraziare il Signore dell'opportunità che mi è stata concessa».

Matteo Carollo

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