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Torri di Quartesolo

Morì a Montevideo in ambasciata: «Nessuna colpa»

Il dramma in Uruguay il primo gennaio dello scorso anno
L'immagine in cui si vede Luca Ventre trascinato dagli agenti
L'immagine in cui si vede Luca Ventre trascinato dagli agenti
L'immagine in cui si vede Luca Ventre trascinato dagli agenti
L'immagine in cui si vede Luca Ventre trascinato dagli agenti

Per la morte di Luca Ventre, secondo gli inquirenti, non ci sono responsabilità. I magistrati di Montevideo hanno chiuso il caso e ora anche la procura di Roma, con il pubblico ministero Colaiocco, ieri ha chiesto l'archiviazione del fascicolo sul decesso del vicentino in Uruguay.

Una decisione che non trova ovviamente d'accordo la famiglia, che con l'avv. Lino Roetta attende di leggere le motivazioni e poi si opporrà. «La madre vuole verità e giustizia», si limita a riferire il legale.

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Il dramma

Il dramma di Ventre, 35 anni, morto in circostanze misteriose il primo gennaio 2021 nel cortile dell'ambasciata italiana di Montevideo, è noto. Lo hanno di recente raccontato in televisione il fratello di Luca, Fabrizio, la madre della vittima, Palma, e il padre Carmine. Quella mattina l'imprenditore aveva scavalcato il cancello della casa dell'ambasciatore, situata accanto all'ambasciata, per parlare con un funzionario della struttura, prima di entrare nel cortile e di essere immobilizzato a terra da Ruben Eduardo dos Santos Ruiz, agente uruguaiano. Poliziotto (indagato dalla procura della Capitale per omicidio preterintenzionale), che avrebbe poi stretto il braccio attorno al collo di Ventre per venti minuti, prima del trasporto in ospedale dove Luca era stato dichiarato morto per «arresto cardiaco aggravato dall'uso di cocaina».

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La battaglia legale

Da quel giorno era iniziata la battaglia legale della famiglia Ventre che, grazie alle numerose immagini registrate dalle telecamere dell'ambasciata, non ha mai creduto alla versione delle autorità sudamericane. Versione smentita dall'autopsia ordinata dalla procura di Roma, che indicava nello strangolamento, «asfissia meccanica, violenta ed esterna», la causa del decesso. Sul perché Luca abbia scavalcato il cancello della struttura, il padre Carmine aveva dichiarato che il figlio gli aveva detto che qualcuno lo stava per «sequestrare, torturare e ammazzare. Luca voleva tornare in Italia». Sembra dunque che l'imprenditore, sentendosi in pericolo, abbia cercato nell'ambasciata un luogo sicuro, arrivando a scavalcarne il cancello pur di parlare con un funzionario, e lì invece abbia trovato la morte. Sul caso erano intervenuti l'allora ministero degli esteri Di Maio e la Guardasigilli Cartabia.Le indagini italiane avrebbero permesso di ricostruire la dinamica dei fatti e di raccogliere elementi sulla responsabilità di Dos Santos, ma gli inquirenti uruguaiani, dopo aver esaminato la consulenza italiana, hanno comunque confermato la loro versione che esclude colpe per l'agente. Per la magistratura italiana vi sarebbe un problema di procedibilità: perché si possa arrivare a processo, sarebbe necessaria fra l'altro la presenza dell'indagato in Italia, ma non vi è mai giunto. Una situazione che ha portato la procura romana a chiedere quindi l'archiviazione del procedimento.

Diego Neri

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