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Sovizzo

L’ultimo ballo di Noemi. «La sua lotta al tumore un esempio di coraggio»

Addio a Noemi Meneguzzo, ballerina, insegnante e cancer survivor dal 2007
Addio a Noemi Meneguzzo, ballerina, insegnante e cancer survivor dal 2007
Addio a Noemi Meneguzzo, ballerina, insegnante e cancer survivor dal 2007
Addio a Noemi Meneguzzo, ballerina, insegnante e cancer survivor dal 2007

«Viva la vita, zero pietismi, grazie. La vita non è una battaglia da combattere, ma una melodia da danzare. Io non sono la mia malattia». È questo il motto di Noemi Meneguzzo, ballerina, insegnante e cancer survivor dal 2007, ricordata anche dall’autrice Monica Vaccaretti nel suo libro “Il tempo di un fiocco di neve” come una meravigliosa creatura, una persona leggera, che attribuiva alle parole, specialmente quelle della cura, un appropriato peso specifico. «Un piccolo colibrì pieno di forza, vitalità, ironia, intelligenza e resilienza» come l’ha definita l’amico Sandro Pupillo. Si è spenta a 49 anni nella notte del 23 aprile nella sua casa di Sovizzo, dopo un periodo trascorso a Londra come insegnante di italiano.

Aveva scoperto la sua malattia nel 2007, allora viveva a San Diego in California. Poi, l’operazione, la mastectomia, la chemio. Aveva reso nota la sua vicenda privata in una mostra fotografica (con gli scatti coi capelli rasati) alle Opere Sociali di Vicenza nel 2012 e in un toccante video “Noemi”. Pilastro del gruppo di volontariato a sostegno dei pazienti oncologici dell’ospedale San Bortolo “Amici del Quinto Piano”, era nota in città, in provincia e nel circuito della danza nazionale ed internazionale per aver ideato, con la direzione dei danzatori Michela Negro e Simone Baldo di Montecchio Maggiore, il progetto “I dance the Way I feel” (Danzo nel modo in cui mi sento) facendo entrare la danza contemporanea e il qi gong a contatto con le opere d’arte di Palazzo Chiericati a Vicenza con il supporto delle amministrazioni comunali che, nel tempo, si sono succedute, organizzando nel 2021 un primo simposio internazionale dell’arte oltre la malattia e siglando una convenzione triennale con Musei e Ospedale alla presenza del ministro Erika Stefani.

«La scomparsa di Noemi ci sorprende attoniti ed impotenti e lascia un grande vuoto, ma al contempo una grande presenza - ha dichiarato l’assessore alla cultura del Comune di Vicenza Simona Siotto - Noemi era una donna forte, bella, straordinaria, con un sorriso disarmante e due occhi profondi. Con la sua costanza, determinazione e passione ha aperto un varco sul tema della malattia e della qualità della vita delle persone che si ammalano, sulla loro fragilità e al contempo la doverosa e potente voglia di vivere. Il progetto da lei ideato sarà per sempre legato al suo nome e al suo esempio, per noi tutti un nuovo sprone a fare, anche per lei e sempre di più in favore di una cultura inclusiva, sensibile e presente». Anche grazie a lei, il museo è diventato un luogo che produce benessere per tutti, nella diversità umana per il superamento delle barriere tangibili ed intangibili. Se è vero che Noemi, dall’ebraico, significa Gioia, lei era una donna serena e piena d’amore, per se stessa, per gli altri e per la sua città.

«Era molto stanca per la malattia, ma - hanno commentato, tra la commozione, le amiche Sandra Pellizzari e Lucia Gaviani - era un faro per noi danzatrici, l’amavamo come una sorella. Ricordiamo quando, nel 2017, Noemi ebbe l’idea di danzare hip hop nel reparto del San Bortolo e poi, lo scorso dicembre, lo spettacolo al teatro San Marco di Vicenza».

Laura Guarducci

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