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L’omicidio registrato dalla vittima

L’omicidio è stato commesso l’8 giugno davanti ai garage dell’abitazione della donna in via Vespucci Luigi Segnini, 38 anni
L’omicidio è stato commesso l’8 giugno davanti ai garage dell’abitazione della donna in via Vespucci Luigi Segnini, 38 anni
L’omicidio è stato commesso l’8 giugno davanti ai garage dell’abitazione della donna in via Vespucci Luigi Segnini, 38 anni
L’omicidio è stato commesso l’8 giugno davanti ai garage dell’abitazione della donna in via Vespucci Luigi Segnini, 38 anni

Le urla, le pugnalate e l’insulto che il killer ha rivolto alla vittima quando era già morta. Il cellulare di Marianna Sandonà, uccisa l’8 giugno a Montegaldella dall’ex fidanzato Luigi Segnini con 19 fendenti, ha registrato tutto quanto. La tragedia è rimasta impressa nella memoria del telefonino che la donna nascondeva in una tasca, perché non si fidava dell’uomo con il quale aveva convissuto fino a un mese prima. Per questo la malcapitata aveva pure chiesto a Paolo Zorzi, suo collega e amico, di fare da testimone mentre lei restituiva gli ultimi oggetti all’ex compagno. Un timore fondato. Quel giorno Segnini ha infatti messo fine alla vita della donna e tentato di fare altrettanto con il suo amico per poi rivolgere l’arma pure contro di sé. Sei mesi dopo, il pubblico ministero Hans Roderich Blattner ha chiuso le indagini e si avvia a chiedere il rinvio a giudizio di Segnini con le accuse di omicidio e tentato omicidio aggravati dalla premeditazione, dai futili motivi e dalla crudeltà. In caso di condanna, l’assassino, difeso dagli avvocati Paolo Mele junior e Lorenzo Pellegrino, rischia dunque l’ergastolo. Sandonà, 43 anni, e Segnini, 38, avevano avuto una relazione di due anni e per un periodo avevano convissuto in un appartamento nel condominio al civico 5 di via Vespucci. Non si erano lasciati bene e il giorno del delitto si erano dati appuntamento affinché lui andasse a riprendere oggetti ed effetti personali che erano rimasti in quell’abitazione. Sandonà credeva di aver preso ogni precauzione. Oltre al cellulare con il registratore acceso e al collega che avrebbe potuto scoraggiare l’ex fidanzato dal perdere le staffe, la donna aveva pure compilato una lista con tutte le cose che dovevano essere portate via. Purtroppo, si sbagliava. Secondo la procura, Segnini si è presentato all’appuntamento con un coltello da combattimento perché aveva in mente di uccidere la donna per poi mettere fine pure alla propria esistenza. La premeditazione del delitto trasparirebbe anche dalla registrazione sul telefonino della malcapitata. Nel file audio non c’è traccia di alcuna discussione tra gli ex fidanzati. Segnini non avrebbe dunque agito durante un raptus improvviso bensì con feroce lucidità. La donna è stata colpita per prima davanti al garage di casa, poi il killer ha ferito Zorzi. Nella registrazione si sente quest’ultimo gridare più volte “aiuto” e “no”. Dopodiché Segnini è tornato dalla ex. L’audio è chiaro: lei respira faticosamente fino a quando smette di farlo. L’omicida non prova pietà e infierisce sul cadavere varie volte. Poi la offende: «Hai visto? Hai visto...?», e la insulta. A quel punto Segnini tenta di suicidarsi tagliandosi la gola. I soccorritori del Suem non avevano potuto far altro che constatare il decesso della vittima. Zorzi e Segnini erano invece stati trasportati in ospedale. Erano in condizioni gravissime, ma sono stati dimessi alcune settimane dopo. Un mese più tardi l’ex fidanzato di Sandonà è stato accompagnato in carcere, dove è ancora rinchiuso. Adesso Segnini avrà venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogato o per presentare una memoria difensiva. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Valentino Gonzato

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