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Arcugnano

Il lago di Fimon soffoca. «Salvarlo con i coleotteri che mangiano quell'alga»

Le foto scattate dal kayak dal nostro abbonato Guido Stocchiero denunciano il grave stato in cui si trova il lago di Fimon a causa delle alghe
Le foto scattate dal kayak dal nostro abbonato Guido Stocchiero denunciano il grave stato in cui si trova il lago di Fimon a causa delle alghe
Le foto scattate dal kayak dal nostro abbonato Guido Stocchiero denunciano il grave stato in cui si trova il lago di Fimon a causa delle alghe
Le foto scattate dal kayak dal nostro abbonato Guido Stocchiero denunciano il grave stato in cui si trova il lago di Fimon a causa delle alghe

Serve una soluzione, e in fretta. Sono immagini impietose quelle inviate alla redazione de Il Giornale di Vicenza dall’abbonato Guido Stocchiero, relative al pessimo stato di salute del Lago di Fimon. Da anni, infatti, lo specchio d’acqua è invaso da piante infestanti, e le foto scattate dal lettore durante una gita in kayak testimoniano quanto sia urgente trovare una soluzione al noto problema.

L’argomento è stato discusso al convegno sul lago di Fimon tenutosi qualche settimana fa, durante il quale è intervenuto anche l’entomologo Silvano Biondi. «La questione è controversa, ed è fonte di varie polemiche – spiega -. C’è chi sostiene che sia un fenomeno naturale, ovvero che il lago è giunto a un’età avanzata e la prospettiva è quella dell’interramento, cosa comunque rallentabile. Sappiamo per certo che il problema è l’eutrofizzazione, ovvero la presenza nelle acque di una quantità di sostanze organiche superiore alla norma che producono la proliferazione delle erbe. Per risolvere la questione, ci sarebbe una soluzione poco conosciuta, che non ho mai sentito citare né dagli amministratori né dai tecnici: il controllo biologico». 

Si tratta di un metodo applicato con successo in altre situazioni, ad esempio per la galla del castagno. «La prassi è semplice – spiega Biondi -: esiste un problema, si cerca un organismo che possa risolverlo e lo si introduce nell’ambiente. Nel caso specifico, la pianta sotto accusa è il Myriophyllum spicatum. Negli Stati Uniti settentrionali e in Canada esiste un coleottero, il cui nome scientifico è Euhrychiopsis lecontei, che si nutre esclusivamente di questa pianta. In Nord America il controllo biologico è stato sperimentato diversi anni fa, e poi eseguito, con risultati decisamente incoraggianti: laddove il coleottero è riuscito a moltiplicarsi rapidamente, il Myriophyllum è quasi completamente sparito».
Il grosso ostacolo riguarda la legislazione vigente. «L’insetto è presente naturalmente negli Stati Uniti – conclude Biondi -, mentre da noi sarebbe un’importazione. Introdurre un organismo non presente nel nostro paese sarebbe un reato, se fatto da un privato. Per quanto riguarda gli enti pubblici, servono autorizzazioni successive agli studi di impatto, per capire se l’efficacia dimostrata in altri ambienti potrebbe valere anche per il nostro ecosistema». 

Tutt’altro che una passeggiata, insomma. Con il protocollo di intesa tra Regione Veneto e Provincia di Vicenza, siglato lo scorso 9 maggio, è stato istituito un tavolo tecnico incaricato trovare una soluzione al problema. «In realtà le progettualità che ho visto io non contemplavano questa ipotesi – sono le parole dell’assessore provinciale all’ambiente, Matteo Macilotti –, ma si concentravano invece sulle opere, come la realizzazione di un canale interno per cercare di movimentare l’acqua per modificarne l’ossigenazione, o comunque altre operazioni fisiche. A breve convocherò il comitato tecnico, e verranno tirati fuori tutti i piani presentati negli scorsi decenni, per poi cominciare a valutare quali sono le opzioni più fattibili. Sono convinto che bisogna trovare una soluzione, come per tutti i problemi, ma bisogna farlo in fretta, prima che sia troppo tardi». 

Francesco Brun

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