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Fa causa ai due “fratelli” per l’eredità milionaria

Un’aula del tribunale di Vicenza
Un’aula del tribunale di Vicenza
Un’aula del tribunale di Vicenza
Un’aula del tribunale di Vicenza

Una battaglia legale per un’eredità milionaria che fa discutere un paese. Sarà l’esame del Dna, ordinato dal tribunale di Vicenza, a stabilire se il geometra Gian Pietro Zocca di Monticello Conte Otto è figlio naturale del defunto imprenditore agricolo Arnaldo Bonollo, ed è perciò fratello di Tiberio e Marialuisa Bonollo, fin qui suoi unici eredi. Se il riscontro genetico fosse positivo, Zocca si sederebbe a tavola dell’ingente successione che venne aperta ancora nel maggio del 1998. L’AZIENDA. L’asse ereditaria comprende l’azienda agricola dei Bonollo, una quindicina di ettari di terreno agricolo, fabbricati civili e rurali, titoli di stato e obbligazioni, oltre a 1,3 milioni di euro ricavati da Tiberio Bonollo con la cessione di una superficie lottizzata nel 2011 dalle società Berica Immobiliare, Impresa Costruzioni Tamiozzo e Antiche Terre. Zocca vuole accomodarsi alla spartizione di tutto reclamando un terzo. DIVISIONE. Dopo mesi di voci che si rincorrevano in paese, dove dell’eredità che potrebbe essere passata al setaccio dal giudice si parlava perfino nei bar, c’è la conferma che Gian Pietro Zocca, con l’avvocato Alessandro Zocca di Vicenza, ha promosso un’articolata causa civile. In gergo viene definito “accertamento di filiazione naturale” per potere partecipare nella seconda fase alla divisione dei beni del defunto Bonollo. DIECI ANNI DOPO. Ad essere chiamati in causa il noto allevatore e agricoltore Tiberio Bonollo, 62 anni, e la sorella Marialuisa di venti mesi più vecchia. Quest’ultima, però, ancora nel 1999 aveva ceduto al fratello, che è padre di quattro figli, la propria parte con l’impegno del congiunto di occuparsi di lei per tutta la vita. Il caso fa inevitabilmente discutere perché Zocca si è fatto avanti a dieci anni dalla morte della madre Antonietta, avvenuta ancora nell’ottobre 2007, quando avrebbe scoperto casualmente attraverso la telefonata di un’amica di essere il presunto figlio di Bonollo. L’agricoltore era rimasto vedovo nel settembre 1959, quando i suoi due figli erano giovanissimi, e avrebbe coltivato una tenera amicizia con Antonietta Zocca, definita negli atti una sorta di “fidanzata”, la quale però non avrebbe potuto coronare il suo sogno d’amore. Come si può immaginare la notifica dell’avvio della causa, che risale alla fine del 2017, per Tiberio Bonollo è stato uno choc. Una sorta di bomba patrimoniale a orologeria. Ma l’avvocato Zocca nell’atto ci citazione ipotizza che i due fratelli sapessero qualcosa dell’esistenza di un fratellastro, ma avrebbero avuto interesse a tacere. Tiberio Bonollo respinge come frutto di un’invenzione temeraria e priva di fondamenta giuridiche la ricostruzione di Zocca, ed ha affidato la sua difesa all’avvocato Cristina Zanini di Vicenza. Va sottolineato come tra le due famiglie ci fosse amicizia profonda. Tanto che Antonio Zocca, zio di Gian Pietro, è stato il padrino di Tiberio. Anche se lo stesso Antonio mai avrebbe fatto cenno al nipote di essere fratello naturale dei Bonollo. RIESUMAZIONE. Da quello che si è appreso il geometra Zocca non vuole aggiungere il cognome Bonollo al suo, ma ha avanzato la richiesta del mantenimento a partire dalla nascita e del danno esistenziale subito per il mancato riconoscimento quale figlio naturale. Ma si tratta di quisquilie rispetto al grosso dell’eredità: la florida azienda agricola dei Bonollo in stradone dei Nicolosi a Vicenza, al confine col comune di Monticello e il resto dei beni mobiliari e immobiliari. Il passaggio cruciale, com’è evidente, sarà il risultato del Dna. Atteso per le prossime settimane. A meno che non risulti necessario riesumare addirittura la salma di Arnaldo Bonollo. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ivano Tolettini

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