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Evade le tasse, confiscati 94 mila euro

Militari della guardia di finanza durante un’indagine tributariaIl colonnello Crescenzo Sciaraffa
Militari della guardia di finanza durante un’indagine tributariaIl colonnello Crescenzo Sciaraffa
Militari della guardia di finanza durante un’indagine tributariaIl colonnello Crescenzo Sciaraffa
Militari della guardia di finanza durante un’indagine tributariaIl colonnello Crescenzo Sciaraffa

Per pagare meno imposte dirette e Iva l’imprenditrice orafa Dina Bartolomei, titolare della “Gold Silver Madi” di Dueville, era ricorsa a uno di quei trucchi, la compilazione di fatture false individuando le aziende “clienti” tramite l’elenco del telefono, di cui le inchieste della guardia di finanza sono infarcite. Così al momento di presentare le dichiarazioni fiscali per il 2011 la società aveva beneficiato di uno “sconto” di 94 mila euro, frutto di un’evasione sui redditi di 45 mila euro e una detrazione illegale dell’Iva per 49 mila euro. Ecco spiegato perché di recente è diventata esecutiva la confisca per 94 mila euro nei confronti di Dina Bartolomei, 79 anni, residente a Monticello Conte Otto in via Parmesana 85, dopo che a suo tempo le Fiamme Gialle del comando provinciale di Vicenza, guidate dal colonnello Crescenzo Sciaraffa, avevano attuato il sequestro preventivo per equivalente firmato dal gip Massimo Gerace su richiesta della procura della Repubblica. Era stata la stessa imprenditrice, difesa dall’avvocato Massimo Pagnin di Vicenza, a confessare l’evasione fiscale che un anno fa le era costata la condanna a 8 mesi di reclusione con il rito abbreviato nel processo celebrato davanti a Gerace all’udienza preliminare. Era stato il nucleo di polizia economico-finanziaria comandato dal tenente colonnello Sergio De Michelis, con la collaborazione dell’Agenzia delle Entrate, a ricostruire l’illecito penale e tributario di cui Dina Bartolomei si era resa protagonista nel 2011 per aggirare i paletti tributari. La “Gold Silver Madi”, che dopo l’inchiesta è stata messa in liquidazione, aveva iscritto tra gli elementi passivi 14 fatture al fine di prosciugare l’imponibile ricorrendo a operazioni commerciali che una volta esaminate dagli investigatori erano state ritenute false. In particolare, la ditta orafa di Dueville aveva fatto risultare che le società “De Oro srl”, “Neber sas”, “Incassatori Riuniti sas di Pigato Maurizio”, “Barozzi Fabio”, “Costruzioni Meccaniche Tecchio Otello snc”, “La finitura srl” e “La fonte di Frigo Oscar” avevano acquistato pietre preziose e oggetti di gioielleria emettendo fatture come se le transazioni commerciali fossero effettivamente avvenute. In realtà, le compravendite erano fittizie e le ditte coinvolte non c’entravano nulla. Ma per stabilirlo gli ispettori dell’Agenzia delle Entrate e i finanziari avevano dovuto svolgere accertamenti incrociati per appurare la “falsa rappresentazione” delle «transazioni commerciali totalmente inesistenti», come ha scritto il giudice Gerace nei motivi della condanna. La violazione di legge era avvenuta con le fatture per operazioni inesistenti registrate nelle scritture contabili obbligatorie della “Gold Silver Madi” come prova nei confronti dell'amministrazione finanziaria delle asserite transazioni. La confisca pari a 94 mila euro nei confronti della signora Bortolamei, la cui pena è sospesa, è avvenuta sequestrandole 8 mila euro sul suo conto corrente, azioni per il valore di 33 mila euro e la quota della proprietà di una casa per 52 mila euro. «L’operazione della guardia di finanza - spiega il colonnello Sciaraffa - si è sviluppata facendo leva sulle peculiari funzioni di polizia economico-finanziaria esercitate dapprima con il sequestro preventivo per equivalente del patrimonio della società orafa nei limiti del profitto del reato tributario, quindi con l’acquisizione a vantaggio dello Stato dei beni intestati alla contribuente attraverso la confisca obbligatoria perché il procedimento penale si è concluso con la condanna». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ivano Tolettini

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