<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
BOLZANO VICENTINO. La Finanza per il fallimento della “Friul Energie� ha eseguito accertamenti sia in paese che a Vicenza in contrà San Marco

Crac di 5 milioni, tre fratelli perquisiti

Militari della guardia di finanza impegnati in alcuni controlli contabili
Militari della guardia di finanza impegnati in alcuni controlli contabili
Militari della guardia di finanza impegnati in alcuni controlli contabili
Militari della guardia di finanza impegnati in alcuni controlli contabili

I titolari della “Friul Energie” quando l’attività di produzione e commercializzazione di pallets, tronchetti in legno, lettiere per animali e cippato di legno, stava incontrando grosse difficoltà, avrebbero presentato in banca nel biennio 2017-2018 fatture per operazioni inesistenti per quasi 4,5 milioni di euro. Ottennero così affidamenti che non avrebbero meritato. IPOTESI DI REATO. È un tracollo di ingenti proporzioni, valutato dal curatore fallimentare e dalla guardia di finanza in oltre 5 milioni di euro, quello che è all’origine dell’inchiesta per bancarotta fraudolenta e semplice, oltre che per ricorso abusivo del credito, che ha visto le Fiamme Gialle eseguire alcune perquisizioni a Vicenza e Bolzano Vicentino nei confronti di tre fratelli vicentini, titolari dell’impresa insolvente. Sono finiti sotto inchiesta l’imprenditore Ancillo Gasparotto, 59 anni, residente in città in contrà San Marco, presidente e amministratore delegato dell’azienda, di cui era socio di maggioranza col 60%; ed Emanuela e Roberto Gasparotto, rispettivamente di 55 e 52 anni, con abitazione a Bolzano Vicentino in via Papa Giovanni XXIII, entrambi consiglieri d’amministrazione della ditta andata incontro al crac il 19 novembre dell’anno scorso, proprietari ciascuno del 20% delle azioni. IL TRACOLLO. Al centro degli accertamenti della magistratura il fallimento della “Friuli Energie srl” con sede operativa a Capriva del Friuli (Gorizia) e quella amministrativa a Vicenza in contrà San Marco. A sollevare dubbi su una serie di operazioni economiche è stato dapprima il curatore fallimentare Andrea Pobega, quindi la guardia di finanza di Gorizia, dopo le segnalazioni pervenute da alcuni creditori che si ritenevano danneggiati. In base agli accertamenti degli inquirenti la “Friul Energie” a causa delle difficili condizioni del mercato e per una serie di errori di strategia, fin dal 28 maggio 2016 sarebbe stata tecnicamente fallita. In quella data c’era stata l’approvazione del bilancio 2015 e il pm Laura Collini contesta che i tre fratelli «hanno aggravato il dissesto della “Friul Energie”, allo stato quantificato in circa 5,2 milioni di euro», proprio perché non avrebbero provveduto a portare i libri in tribunale in precedenza. In caso contrario avrebbero dovuto ricapitalizzare la società con finanza fresca. BANCHE. Ad avviso della guardia di finanza giuliana, i fratelli Gasparotto per esorcizzare la pesante situazione economico-finanziaria «avevano mentito alle banche presentando fatture fasulle da scontare e rappresentando una situazione contabile difforme dalla realtà». Tanto che, osservano gli inquirenti, i bilanci 2015, 2016 e 2017 sarebbero falsi e i fratelli Gasparotto, in particolare l’amministratore Ancillo, avrebbero causato un dissesto milionario. POSTE. La sopravvalutazione dei bilanci del triennio 2015-2017 avrebbe alterato la situazione patrimoniale, finanziaria ed economica in modo rilevante. Dai calcoli del curatore per il 2015 ci sarebbe stata una sovrastima delle rimanenze di quasi 900 mila euro e un’indebita capitalizzazione di 795 mila euro. In questo modo il bilancio sarebbe stato fasullo per quasi 1,6 milioni di euro. L’anno successivo le sopravvalutazioni sarebbero state pari a 975 mila euro, mentre il terzo anno, nel 2017, sarebbero state per 1,7 milioni di euro. In quest’ultimo caso i militari della Finanza di Gorizia contestano fatture false da ricevere per 950 mila euro e rimanenze sovrastimate in bilancio per 785 mila euro. Le poste complessivamente alterate ammonterebbero nel triennio a 4,4 milioni di euro. DIFESA. I tre fratelli Gasparotto, che sono difesi dagli avvocati Marco Dal Ben, Riccardo Canilli e Giuseppe Prencipe, respingono con decisione la ricostruzione della pubblica accusa e negano di avere commesso operazioni identificabili come bancarotte fraudolente e semplici. Il dissesto non dipese da loro volontà. Le perquisizioni compiute a Bolzano Vicentino e Vicenza si sono concluse con il sequestro di documentazione cartacea e informatica che è all’attenzione del pm Collini per la prosecuzione dell’attività investigativa in merito al crac stimato in oltre 5 milioni di euro. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ivano Tolettini

Suggerimenti