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Bambinello decapitato per un selfie

Il presepe con il Bambinello decapitato
Il presepe con il Bambinello decapitato
Il presepe con il Bambinello decapitato
Il presepe con il Bambinello decapitato

«Volevamo solo fare un selfie con Gesù Bambino ma la statua ci è scivolata dalle mani e si è rotta. È stato un gioco stupido, lo sappiamo, e siamo pronti a assumerci le nostre responsabilità». Sono state queste le parole che hanno pronunciato sette ragazzi, tutti di 15 anni e residenti nel vicentino, davanti alla giunta di Paolo Garbin e alla polizia locale “Unione Terre del Retrone”. Hanno spiegato cosa è accaduto al Bambinello del presepe che si trovava in piazza a Sovizzo, la cui testa mozzata è stata ritrovata il giorno di capodanno nella mangiatoia. Il loro racconto è stato suffragato dalle immagini delle telecamere e da altre testimonianze, come evidenzia il comandante della polizia locale, Serena Volante. «Non c’è stata alcuna intenzione di offendere la tradizione religiosa né si è trattato di un atto vandalico. È stato uno sciocco passatempo fatto senza pensarci, come talvolta accade agli adolescenti. Non sicuramente una baby gang». Tutto inizia la sera del 30 dicembre. Secondo la ricostruzione della polizia locale, il gruppetto arriva in piazza Manzoni e decide di scattarsi una foto con la statuetta. Si avvicinano al presepe e uno di loro prende in mano Gesù. L’arrivo di due estranei li spaventa e così la statua viene nascosta sotto un giubbotto. Ma al momento di riprenderla, sfugge dalle mani e cade a terra, frantumandosi. I giovani, presi dal panico, raccolgono i cocci e li buttano in un cestino. «Poi qualcuno, di cui non sappiamo l’identità ma non i ragazzi, recupererà la testa mettendola nella mangiatoia - aggiunge Volante - dove verrà scoperta». I minorenni decidono di confessare il fatto ad un assessore sovizzese. Lo contattano lasciando messaggi in segreteria e via whatsapp. L’amministratore è all’estero dove perde il cellulare, non visualizzando quindi nulla. Visto il suo silenzio prolungato i sette ragazzi, senza avvisare le loro famiglie, prendono appuntamento con la giunta comunale. In contemporanea la polizia locale avvia le indagini, osservando i video delle telecamere e risalendo alle identità dei giovanissimi. Nelle due settimane seguenti questi, insieme con i loro genitori nel frattempo informati della vicenda, vengono convocati separatamente in comando. «Sono ragazzi seguiti da vicino dalle famiglie e pronti ad assumersi le loro responsabilità - dice il comandante - ma non c’è reato, al massimo ci sono danni colposi. Hanno proposto di svolgere attività di volontariato sociale per dimostrare che non sono dei vandali. La maggior parte delle famiglie, inoltre, non ha giustificato o minimizzato l’episodio. Al contrario». E aggiunge: «Nessuno tranne il Giornale di Vicenza ci ha contattato per chiedere conferme sulle indagini. Sui social e su alcune altre testate sono state dette e scritte inesattezze e falsità su questo fatto. Si è svolto un processo mediatico incolpando addirittura giovani che non c’entravano assolutamente niente». «I ragazzi si sono dimostrati responsabili e hanno capito di aver sbagliato - dice il sindaco Garbin -. Hanno posto fiducia nella Giunta, presentandosi spontaneamente e rendendosi disponibili per del volontariato. Vista la loro maturità per noi la questione è conclusa». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Antonella Fadda

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