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Baita, ammainata la bandiera alpina

L’altra sera gli alpini hanno ammainato la bandiera alla baita.  BRUN
L’altra sera gli alpini hanno ammainato la bandiera alla baita. BRUN
L’altra sera gli alpini hanno ammainato la bandiera alla baita.  BRUN
L’altra sera gli alpini hanno ammainato la bandiera alla baita. BRUN

Una storia durata ventiquattro anni deposta insieme alle insegne. Venerdì sera, con la cerimonia ufficiale di ammaina bandiera, gli alpini di Monteviale hanno pronunciato l’addio definitivo a quella che da quasi un quarto di secolo era stata la loro casa. Una cerimonia solenne alla quale era presente, con cappello a penna nera, anche l’ex capogruppo Domenico Baruffato. Un addio che arriva dopo la lunga querelle tra penne nere e Comune, nata dopo l’incendio della baita e l’inaugurazione della nuova sede nel 2017, quando si è scoperto che il comodato d’uso non era mai stato firmato: da lì, cinque cause intentate contro il Comune, tutte con verdetto sfavorevole agli alpini, con l’ultima conclusasi il 17 dicembre scorso con la respinta del ricorso presentato dal gruppo alpini di Monteviale e la condanna al rimborso delle spese giudiziarie. Le penne nere hanno ora deciso di abbandonare la sede, con il trasloco di alcuni mobili terminato ieri mattina: «In realtà la decisione è stata unicamente nostra - spiega il capogruppo Roberto Cegalin -. Il problema è che l’amministrazione, già a gennaio dell’anno scorso, ha cambiato le serrature, estromettendoci di fatto dalla sede e pretendendo la compilazione di un modulo ogni volta che avessimo voluto usufruirne. Il Comune è rimasto ad aspettare la nostra controproposta, basata sulla loro richiesta. A queste condizioni abbiamo ritenuto opportuno andarcene e abbiamo rimosso il materiale, nonostante restiamo a disposizione della popolazione. Al momento ci stiamo muovendo nelle varie taverne dei privati». Luciano Cherobin, presidente della sezione Ana di Vicenza, commenta: «Il futuro del gruppo è certo, in quanto si è addirittura allargato, con 20 nuovi iscritti. L’incognita è su dove sarà la sede, al momento il gruppo usufruirà della solidarietà delle altre sezioni, e verrà ospitato di volta in volta nelle varie sede provinciali». Sulla possibilità di costruire una sede fuori dal Comune di Monteviale, come gli alpini avevano ventilato ad agosto, Cherobin rimane cauto: «Dobbiamo ancora decidere, al momento andiamo avanti così. La sentenza la conoscevamo da tempo, non abbiamo avuto sorprese dal punto di vista legale. Da quello umano invece siamo dispiaciuti dell’atteggiamento del sindaco. Dopo una diatriba del genere, nella quale ho cercato una soluzione, ora non esistono nemmeno i presupposti per trovarla, è venuta meno la fiducia reciproca». Sbigottita è la reazione del Sindaco di Monteviale, Elisa Santucci: «Apprendo con stupore di questo trasloco che non abbiamo, come Amministrazione, né ordinato né tantomeno ipotizzato. Avevamo l’auspicio che il nuovo anno si sarebbe potuto aprire con nuovi propositi, ma non troviamo la disponibilità del gruppo alpini. Per me è una grande delusione, anche perché ritengo che questo non vada nello spirito della tradizione delle penne nere: eravamo in attesa di sederci ad un tavolo e costruire qualcosa, sono rammaricata». Riguardo alle lamentele riguardo al modulo da firmare, Santucci è chiara: «La cosa è stata ribadita in tutti i dispositivi delle sentenze da loro richieste: manca il titolo di utilizzo, pertanto o viene a crearsi oppure, se vogliono utilizzare la sede, a tutela anche loro, devono richiederlo ogni volta. Se si riuscisse a trovare un accordo tutto ciò non sarebbe necessario, mi sembra che continui a mancare la volontà di arrivare al nocciolo della questione». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Francesco Brun

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