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Caldogno

«Asilo irregolare», il Comune lo chiude

Durante l’ispezione, i carabinieri del Nas hanno trovato 47 bambini all’interno dei locali (Colorfoto)
Durante l’ispezione, i carabinieri del Nas hanno trovato 47 bambini all’interno dei locali (Colorfoto)
Durante l’ispezione, i carabinieri del Nas hanno trovato 47 bambini all’interno dei locali (Colorfoto)
Durante l’ispezione, i carabinieri del Nas hanno trovato 47 bambini all’interno dei locali (Colorfoto)

Materiali sospesi e potenzialmente pericolosi, prodotti per la pulizia, spugne e bidoni dei rifiuti a portata di bambino, spigoli scoperti. È quanto è stato rilevato dai carabinieri del Nas di Padova a Caldogno, nella frazione di Rettorgole, nella struttura di babysitting “Nanny’s House”. I militari hanno ritenuto che non fossero soddisfatte le condizioni igienico sanitarie previste dalla legge; così, il Comune ha chiuso la struttura, che secondo gli uffici comunali, viste le caratteristiche, si configurava come una scuola privata non paritaria. «È stato un abuso di potere - sostiene la titolare -. La nostra non è una scuola dell’infanzia. Presenteremo ricorso al Tar». 

 

L’ispezione. I fatti risalgono ai giorni scorsi, quando in Comune arriva una segnalazione riguardante l’attività “Nanny’s House”, in via Chiesa Rettorgole, struttura di babysitting che si trova al piano terra di un condominio e che annovera, tra i propri clienti, molte famiglie americane legate alla base Del Din. Il Comune decide di vederci chiaro e manda gli agenti della polizia locale dell’Unione dei Comuni di Caldogno, Costabissara e Isola Vicentina. Per eseguire un controllo più accurato, vengono allertati anche i carabinieri del Nas di Padova e l’Ulss 8 Berica. Militari e tecnici eseguono dunque un’ispezione della struttura, nel corso della quale vengono trovati, all’interno dell’attività, 47 bambini tra uno a 5 anni di età, di cui due intenti a dormire nelle culle. I Nas riscontrano la presenza di quattro bagni per adulti allestiti con adattatori in plastica per bambini nei quali sono presenti candeggina e secchi con spugne a portata di bimbo e una sorta di refettorio con bidoni dei rifiuti sempre a portata di bambino. In due stanze viene notato del materiale d’ingombro sospeso e potenzialmente pericoloso in promiscuità con giochi, abbigliamento del personale, macchina per la pulizia dei pavimenti e materiale per l’igiene degli ambienti; l’aria risulta viziata in quanto le finestre sono chiuse. I militari notano infine spigoli scoperti e un ripostiglio, coperto da una tenda, con disinfettanti e prodotti per le pulizie pericolosamente a portata dei bambini. Vengono sentite le 9 operatrici, che risultano disporre di vari titoli formativi, fra cui tre licenze medie, ritenuti non attinenti alla funzione svolta. 

 

Il provvedimento. Secondo il Comune, le caratteristiche dell’attività, tra cui un numero di bambini superiore a 30, la somministrazione di pasti e la possibilità di riposo, configurano la struttura stessa come una scuola privata non paritaria, che però dovrebbe essere iscritta all’apposito albo regionale e per la cui attività sarebbero necessarie, tra le altre cose, la certificazione di idoneità igienico sanitaria rilasciata dall’Ulss, l’agibilità dei locali per uso scolastico, la disponibilità di arredi e attrezzature conformi alle norme vigenti. Alla fine, di fronte alle carenze riscontrate e alla necessità di tutelare la salute di chi frequenta la struttura, il sindaco di Caldogno Nicola Ferronato emette l’ordinanza di sospensione dell’attività. «È una logica conseguenza, giustamente, quando si parla di sicurezza di minori, di presenza di personale non formato e soprattutto il fatto che non ci siano le condizioni igienico sanitarie né tantomeno nessun accreditamento - spiega il primo cittadino -. La responsabilità, se fosse successo qualcosa, sarebbe potuta essere enorme».

 

La replica. «È stato un abuso di potere». Non usa mezzi termini Lina Coppola, 49 anni, del paese, titolare dell’impresa “Nanny’s House”, per parlare di quanto accaduto. «Sono aperta da tre anni, siamo di fronte ad una chiesa e di fianco ad un bar, in un luogo di passaggio, e solo ora si accorgono di me? - spiega la titolare dell’impresa -. C’erano dieci persone per l’ispezione, per i bambini è stato anche un disagio psicologico. Nel verbale hanno scritto che siamo una scuola dell’infanzia, ma questo non è vero: la mia è un’impresa commerciale, rilascio lo scontrino fiscale per i pagamenti dei genitori. Un servizio di babysitting non richiede normative specifiche, né titoli di studio per le operatrici. Ho un’assicurazione per i bambini dai due ai dieci anni e uno spazio adeguato, che misura 520 metri quadri. Abbiamo avuto spesso altri controlli, non sono mai emerse irregolarità, solo che adesso volevano farmi chiudere». La titolare spiega di essersi rivolta al proprio avvocato. «Faremo ricorso al Tar - continua -. Questo è un accanimento nei miei confronti. È vero, c’era del materiale in alto e detersivi e spugne in bagno che rappresentavano un pericolo, metterò tutto a posto; però dovevano darmi un tempo entro il quale sistemare la situazione, per poi riaprire, invece non mi hanno lasciato una data di riapertura». 

 

Matteo Carollo

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