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Approvato il Pat
La scommessa
dell’area ex Sivi

di Giulia Armeni
L’area ex Sivi è fra gli obiettivi del Pat, che punta alla riqualificazione delle zone degradate. COLORFOTO
L’area ex Sivi è fra gli obiettivi del Pat, che punta alla riqualificazione delle zone degradate. COLORFOTO
L’area ex Sivi è fra gli obiettivi del Pat, che punta alla riqualificazione delle zone degradate. COLORFOTO
L’area ex Sivi è fra gli obiettivi del Pat, che punta alla riqualificazione delle zone degradate. COLORFOTO

Valorizzazione di ville ed edifici palladiani, edilizia a prezzi contenuti, tutela del patrimonio agricolo e riqualificazione delle aree degradate.

Ma anche, scavando appena più a fondo nel primo Piano di assetto del territorio del Comune di Monticello Conte Otto, super incentivi fiscali per le nuove costruzioni in classe energetica A e più, lo stop ad autorimesse e garage interrati a salvaguardia della falda acquifera (e del tetto massimo di cubatura) e, questione sempre verde ma legata al volere di Rfi, la riprogettazione del sistema ferroviario, dalla creazione di sotto passaggi allo spostamento della stazione dei treni di Cavazzale più a nord rispetto all’attuale collocazione.

L’ATTESA. Dopo anni di documenti preliminari, incontri con i “portatori di interesse” - categorie economiche e associazioni- osservazioni e presentazioni pubbliche, è stato adottato il Pat, lo strumento urbanistico che definisce le linee guida per l’utilizzo e la trasformazione del territorio negli anni a venire.

Un piano atteso da quasi un decennio ma che non ha, alla prova dell’adozione durante l’ultimo consiglio comunale, incontrato il favore della minoranza di “Monticello che vorrei”, che ha bocciato gli indirizzi liquidandoli come «la continuazione di scelte che furono ancora dell’amministrazione Zoppelletto», facendo inarcare un sopracciglio anche in casa 5 Stelle, astenuti con riserva e pronti a sfoderare osservazioni precise una volta studiata a fondo la complessa materia.

Complessa e vasta perché, nelle centinaia di pagine che lo compongono, il Pat disegna e un po’ immagina la Monticello che verrà: una Monticello proiettata nel futuro, che guarda alla difesa delle zone sensibili e alla valorizzazione delle ricchezze locali, come sottolinea il sindaco Claudio Benincà. «Non si tratta» spiega replicando alle minoranze, «di riconfermare solo aree già di interesse pubblico nel piano regolatore ma si va ben oltre, nell’ottica di evitare possibili speculazioni. Questo era un aspetto cui tenevamo molto».

È il caso delle ex peschiere che, è l’idea messa nero su bianco, sarebbero integrate nel progetto del parco Astichello, con uno spazio destinato anche a progetti scolastici di recupero della tradizione ittica locale.

A Cavazzale l’osservato speciale resta però l’immenso complesso industriale della ex G.E Lighting, dismesso dal 2004 e da quando cioè la multinazionale aveva chiuso prendendo la via della delocalizzazione: nelle intenzioni dell’amministrazione, alle prese con 40 mila metri quadrati abbandonati nel cuore del paese, la completa riqualificazione delle fabbriche.

Luoghi per decenni, secoli se si considera anche l’antenato della grande industria locale, il canapificio Roi, stabilimenti produttivi e su cui pesa ancora l’incognita inquinamento, amianto tra tutti, che rende quindi imperativa un’indagine approfondita e l’eventuale bonifica prima di definire lo sviluppo dell’area. Questo anche in considerazione dei lunghi anni di abbandono che hanno lasciato, su quello che un tempo era la più fiorente realtà economica del paese, segni evidenti: pareti e coperture a pezzi, vetri in frantumi, impianti e sistemi depredati dai ladri di rame, vegetazione infestante un po’ ovunque e tanta, tanta sporcizia, “regalo” anche degli abusivi che, nel tempo, hanno popolato l’edificio fantasma, com’era emerso durante un sopralluogo nel dicembre 2014.

Nel cassetto ci sarebbe la riconversione dei vecchi magazzini in deposito comunale e il sogno, mai tramontato, di un incubatore di start up nel capannone principale.

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