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Alpino ucciso in Bosnia Torna a casa la salma

La cartolina spedita dal campo di prigionia da Cirillo Fancon
La cartolina spedita dal campo di prigionia da Cirillo Fancon
La cartolina spedita dal campo di prigionia da Cirillo Fancon
La cartolina spedita dal campo di prigionia da Cirillo Fancon

Dopo più di cento anni ritorna a Malo l’alpino Cirillo Fancon, morto a soli ventun anni in un campo di prigionia bosniaco, dopo essere stato catturato sul monte Pasubio nel settembre del 1916, durante una battaglia. Martedì alle 12.30 nel duomo di Malo, verranno solennemente accolte le spoglie di Fancon, con una cerimonia ufficiale alla presenza del sindaco di Malo, Paola Lain e del generale di Divisione Alessandro Veltri. Per onorare l’alpino caduto parteciperanno alla celebrazione, autorità, comandanti dei corpi militari e rappresentanti delle associazioni d’arma. Dopo la messa ci sarà la benedizione delle spoglie di Fancon, che verranno con l’occasione riconsegnate alla famiglia, per poi essere tumulate nel cimitero di Malo, nel luogo dedicato ai caduti della Grande Guerra. A trovare la lapide funeraria del giovane alpino in un bosco a Begov Han, è stato il professor Dalibor Ballian di Sarajevo, che ha iniziato a fare delle ricerche che hanno coinvolto anche “Onorcaduti”, un sito italiano che raccoglie i nominativi dei soldati che sono morti durante le due guerre mondiali, l’associazione culturale Archeion di Malo e il Gruppo Alpini. Fancon, mentre si trovava a lavorare nei boschi di Begov Han, ormai giunto allo stremo delle forze e non più in grado di rispondere a certi ordini, fu massacrato di botte. Ai suoi l’Esercito, un paio d’anni dopo, raccontò una mezza verità, dandolo per morto “in una disgrazie nel bosco”. I suoi commilitoni ne curarono la sepoltura in loco e gli dedicarono una lapide. I ricercatori di Istoreco, mossi da Archeion, scrissero al sindaco Paola Lain, di avere scoperto, in un cimitero civile in disuso nella zona di Sarajevo, della sepoltura di un soldato italiano. Poi ebbero la conferma che si trattava del maladense. Un mese prima della sua tragica fine, aveva indirizzato a papà Angelo e mamma Anna una cartolina postale giunta fortunatamente a destinazione tramite il servizio di corrispondenza dei prigionieri di guerra curato dalla Croce Rossa. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Greta Dircetti

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