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Suicidio assistito

Il caso Gheller farà da apripista verso la legge regionale

Avviato l'iter per raccogliere firme per una norma da votare in Aula che replica le buone pratiche applicate per il bassanese

«Il caso Gheller fa scuola. La strada che ha aperto il 49enne di Cassola, affetto da una rara forma di distrofia muscolare, ottenendo formalmente l'assenso al suicidio assistito da parte dell'Ulss 7 Pedemontana, primo caso in Veneto, rappresenta un esempio di buone pratiche a livello nazionale. Buone pratiche che dunque vanno replicate rendendo il percorso possibile e accessibile ai soggetti deboli, i malati, ma anche alle Aziende sanitarie che vengono investite di una tale responsabilità. Serve evitare disparità di trattamento tra Ulss all'interno del Veneto. E tra Regione e Regione. Intanto un passo alla volta. Cominciamo dal Veneto che fa da apripista».

Nasce un progetto di legge di iniziativa popolare

Con queste parole l'avvocato veneziano Matteo D'Angelo, tra i referenti della cellula Vicenza-Padova dell'associazione Coscioni, ha spiegato perché ieri lui con Diego Silvestri e altri volontari si sono presentati in Consiglio regionale. «Primi in Italia - ha dichiarato - abbiamo depositato un progetto di legge di iniziativa popolare».

Lo scopo è raccogliere 7 mila firme (ne basterebbero 5mila) per vedere avviato l'iter a palazzo Ferro Fini e creare una nuova norma. «In Veneto - ha aggiunto -, purtroppo, ci sono altre persone nelle condizioni di Gheller che non hanno il suo spirito combattivo e che sperano in questa legge regionale».

Una legge sul suicidio assistito

In Italia manca una norma nazionale sul suicidio assistito. Grazie alla sentenza della Corte costituzionale del 2019 (caso Cappato/Antoniani), l'aiuto medico alla morte volontaria è possibile per le persone malate che possiedono i requisiti previsti dalla Consulta (essere persona maggiorenne, affetta da patologie irreversibili, tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale con gravi sofferenze fisiche o psicologiche).

Una sentenza spiega l'iter per il suicidio assistito

La sentenza spiega l'iter: il malato deve presentare richiesta all'Ulss. La domanda va valutata da una Commissione medica e poi dal Comitato etico che esprime una indicazione. Se favorevole è il pubblico a consentire la somministrazione del farmaco, con apposito macchinario, quando lo richiede il malato che è sempre libero di scegliere se procedere, sospendere o annullare la procedura. Basta? No. L'obiettivo dell'associazione Coscioni è di arrivare ad una legge regionale qui in Veneto (e poi in altre Regioni) che ribadisca i ruoli e le procedure contenute nella sentenza, ma soprattutto i tempi.

Il caso Gheller ha fatto scuola perché da giugno, quando ha avviato la richiesta, la risposta è arrivata a ottobre con l'assenso dell'Ulss. Ora la procedura potrà essere avviata se e quando lo stesso Gheller lo deciderà. D'Angelo, però, ricorda i tanti altri casi a cui è andata peggio. Federico Carboni, conosciuto fino lo scorso giugno come Mario, malato tetraplegico marchigiano ha dovuto attendere due anni la risposta dell'Ulss per accedere, per la prima volta in Italia, alla morte medicalmente assistita. L'altro problema poi sono i farmaci e il macchinario. Chi deve pagare? Il malato?

La bozza della nuova legge chiarisce alcuni punti

La bozza di legge chiarisce anche questi punti. "La Regione garantisce l'accesso alle procedure di suicidio medicalmente assistito" garantendo tempi certi: "ogni Ulss deve dotarsi - si legge - di una Commissione medica multidisciplinare per verificare i criteri e la situazione del richiedente e per inviare un parere che poi verrà analizzato dalla Comitato etico entro 20 giorni dalla domanda". Le prestazione e il trattamento poi dovranno essere erogati entro 7 giorni dalla richiesta. Non solo. "Macchinario e farmaco saranno a carico del sistema sanitario".

Roberto Ciambetti spiega le tappe

Il presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti, spiega cosa succede adesso: «Il testo deve passare il vaglio degli uffici per verificarne la conformità. Se il controllo sarà positivo, si fisserà un appuntamento per il ritiro dei moduli per la raccolta delle firme. Solo allora si potrà dire che è avvenuta la presentazione del testo di legge in modo formale. Ora siamo agli atti preparatori. Dalla consegna dei moduli ci sono sei mesi per depositare le firme. Se a quel punto sarà tutto in ordine, inizierà il percorso in Consiglio: commissione, aula e voto».

L'altra via: un consigliere regionale può depositare il testo dell'associazione come primo firmatario: ma qui il tema si fa politico. D'Angelo conferma che, se tutto filerà liscio, per metà gennaio i moduli saranno disponibili e annuncia iniziative per far conoscere l'iniziativa e la raccolta firme che sarà capillare.

Cristina Giacomuzzo

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