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Rosà

Si infila tra le mail di due società e si fa pagare: la frode informatica gli costa 8 mesi di cella

Otto mesi di reclusione, con la sospensione condizionale della pena solo se risarcirà il danno. È la condanna inflitta l'altro pomeriggio dal giudice Salvadori, che ha accolto la richiesta del pubblico ministero Corno, a Raffaele Natale, 29 anni, residente a Casaluce, in provincia di Caserta. Il giovane, difeso dall'avv. Pasquale De Marco, è stato ritenuto colpevole di frode informatica, ed assolto dalle ipotesi di sostituzione di persona e accesso abusivo ad un sistema informatico. Ora dovrà pagare 18.500 euro (oltre agli interessi e a 2.500 euro di spese legali) alla società "Meneghetti spa" di borgo Lunardon a Rosà, che si era costituita parte civile con l'avv. Domenico Sartore.

I fatti contestati erano avvenuti nel luglio 2014. Natale, stando a quanto ricostruito dalla procura distrettuale di Venezia, competente per questo genere di reati, che aveva coordinato le indagini della polizia postale, era riuscito a inserirsi, telematicamente, nelle comunicazioni fra due aziende e a dirottare un pagamento al suo conto corrente. All'epoca dei fatti, la "Meneghetti" era in affari con la ditta "Oqim service Sarl au" di Casablanca, in Marocco, e gli uffici delle due imprese si scambiavano le informazioni necessarie a concludere l'operazione commerciale via email. L'imputato aveva agito come "man in the middle" (l'uomo in mezzo, dall'inglese), frapponendosi nello scambio: da quanto ricostruito, Natale (che chissà come era venuto a conoscenza della trattativa commerciale) era riuscito ad introdursi nel sistema - privato e protetto da password - di posta elettronica della società rosatese e, fingendosi un dipendente della "Meneghetti", aveva inviato delle false fatture con una lettera di accompagnamento ai marocchini, che conteneva fra l'altro il suo codice Iban, legato ad un conto corrente aperto alla Cassa di risparmio di Ravenna, indicandolo come in uso alla ditta vicentina. Gli africani, credendo di parlare realmente con Rosà, avevano provveduto a pagare gli oltre 18 mila euro richiesti, che invece si era intascato l'imputato.

La beffa era stata scoperta tempo dopo, quando dal Marocco avevano fatto sapere di avere pagato; ma nessuna somma risultava essere arrivato alla "Meneghetti". Dopo le necessarie verifiche, era scattata la denuncia per la truffa informatica e la polizia, dopo aver individuato l'intestatario del conto e aver eseguito una serie di controlli, lo aveva denunciato al termine di una perquisizione. Natale si è sempre difeso dalle accuse, professando la sua innocenza; il conto era suo, ma non era emerso a suo dire che fosse stato lui l'hacker che aveva pianificato e messo in atto la frode. Il tribunale ha ritenuto diversamente: dovrà pagare.

Diego Neri

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