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Solagna

Si è spento don Bellò, il prete "rivoluzionario" che assolse Berlusconi

Don Giovanni Bellò (foto Ceccon)
Don Giovanni Bellò (foto Ceccon)
Don Giovanni Bellò (foto Ceccon)
Don Giovanni Bellò (foto Ceccon)

È tornato alla Casa del Padre don Giovanni Bellò, il prete istrionico e "rivoluzionario" che nei suoi 57 anni di sacerdozio, con prese di posizione controcorrente, ha fatto discutere mezza Italia, ma senza mai perdere il profondo e radicato contatto con i fedeli delle parrocchie che ha seguito. Gli stessi che in lui hanno trovato una guida spirituale davvero "a portata di mano" e che, col le sue partite a carte al bar e le chiacchierate informali, ha saputo conquistare anche i cuori dei non credenti.

Don Giovanni, presbitero della Diocesi di Padova, 85 anni, originario di Solagna, dove era tornato nello scorso ottobre per stare più vicino ai suoi cari, è mancato all'alba di ieri all'ospedale San Bassiano per una setticemia. Vi era ricoverato dallo scorso 7 febbraio, quando era stato sottoposto a un intervento cardiaco. Ordinato prete l'8 luglio 1962, venne subito inviato come cooperatore a Valdobbiadene. Quattro anni dopo il trasferimento a Quero, quindi a Piovene e a Carrè per diventare parroco nel settembre 1975, a Primolano, dove rimase sino ai primi anni '90. Infine il passaggio a Semonzo, alla guida della parrocchia fino al 2019 quando rinunciò all'incarico per l'età ormai avanzata, restando comunque collaboratore delle parrocchie di Semonzo, Sant'Eulalia e Liedolo. Nell'ottobre dello scorso anno, con la pandemia in corso e una salute che ormai cominciava a dargli i primi problemi seri, don Bellò ha scelto di tornare nella sua casa di Solagna, vicino a tre dei suoi sei fratelli. «Voleva stare vicino a noi, nel posto in cui è nata la nostra famiglia - spiega Pietro Bellò - Siamo andati a trovarlo ogni giorno all'ospedale, aveva capito che il suo tempo stava per finire, voleva solo sentirci vicini, ci chiedeva di tenergli la mano. Si è spento sereno e in una pace assoluta».

Tra le "imprese" di don Bellò, impossibile non ricordare la volta che assolse Berlusconi dall'inghippo del "Ruby gate", dando pieno sostegno all'allora premier, e spiegandolo in diretta tv, fatto che gli costò pesanti ammende dalla Diocesi di Padova. Ma don Bellò era così. Sacerdote, anche mediatico e politico, durante le sue messe non ha mai trovato una panca vuota, con la chiesa gremita anche e soprattutto dai giovani che tanto comprendeva e amava, un affetto sempre ricambiato. Don Bellò verrà ricordato anche per essere stato il primo e - almeno per ora - unico parroco che ha celebrato un matrimonio in volo sui cieli del Grappa, lanciandosi in parapendio insieme a sposi e testimoni. I funerali si svolgeranno domani, sabato 20 marzo, alle 10 nella chiesa arcipretale di Solagna. 

Francesca Cavedagna

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