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Il dramma e le reazioni

Saviano sferza Donazzan: «Si scusi per Cloe»

l palco della manifestazione di Bassano con Pietro Grasso, Mario Calabresi e, a destra, Roberto Saviano (Foto Ceccon)
l palco della manifestazione di Bassano con Pietro Grasso, Mario Calabresi e, a destra, Roberto Saviano (Foto Ceccon)
l palco della manifestazione di Bassano con Pietro Grasso, Mario Calabresi e, a destra, Roberto Saviano (Foto Ceccon)
l palco della manifestazione di Bassano con Pietro Grasso, Mario Calabresi e, a destra, Roberto Saviano (Foto Ceccon)

Il dramma di Cloe Bianco, la docente transgender morta suicida, diventa un caso politico. L’affondo è diretto: «Qui in Veneto c’è un assessore regionale che è un esempio di codardia». A dichiararlo è Roberto Saviano, che con qualche aiuto dalla platea, dell’assessore recupera dopo una breve esitazione anche il nome: Elena Donazzan. È titolare delle deleghe all’istruzione, formazione e lavoro, è bassanese, non è mai stata troppo amata (eufemismo) dal 42enne scrittore napoletano.
Succede sabato sera, al castello degli Ezzelini di Bassano durante il festival letterario “Resistere”. Con l’ex presidente del Senato, Piero Grasso e con l’ex direttore di Repubblica, Mario Calabresi, Saviano sta ricordando Giovanni Falcone, nell’incontro di punta della giornata. La «codardia» di cui parla l’autore di Gomorra taglia in due il silenzio. Nel teatro all’aperto tutto esaurito c’è chi applaude e chi si guarda attorno perplesso. Dal giudice Falcone, si è arrivati a Elena Donazzan. Sullo sfondo la vicenda dell’insegnante transgender Cloe Bianco, suicida pochi giorni fa. Apre Grasso, ricordando che Falcone «amava ragionare sul significato della paura come motore del coraggio e guardare negli occhi le proprie paure». Interviene Saviano con un distinguo tra paura e codardia e rievoca il 2015. L’anno in cui Cloe Bianco, presentatasi a scuola in abiti femminili, dicendo di volersi svelare per ciò che era, era stata oggetto delle critiche dell’assessore regionale. Critiche rilanciate via social, a sostegno della lettera indignata di un genitore. La presa di posizione di allora da parte dell’assessore è tornata al centro del dibattito qualche giorno fa, complice un’intervista radiofonica. «Lo rifarei senza esitazioni», è stato il commento dell’esponente di Fratelli d’Italia. Commento «codardo», per Saviano, in quanto dettato a suo dire da mero tornaconto elettorale. «Di fronte a una tragedia - ha aggiunto - si deve chiedere scusa, si dice “ho sbagliato” e si può ammettere di essere stati condizionati dal pregiudizio». Invece, «per paura di perdere consensi ci si lascia trascinare verso la parte più oscura, reazionaria, omofoba del Veneto». Parte che lo scrittore non esita a definire «fortunatamente minoritaria» ma che può invitare chiunque «a prendere scorciatoie dannose». Essere codardi, per lo scrittore partenopeo, significa mettere in atto scelte dalla convenienza spicciola «che tolgono senso e prospettiva alle nostre vite». Segue l’invito «a provare, sempre, a volare alto. A non toccare il fondo terribile verso il quale ci spingono le argomentazioni basse e la convenienza più infima, a non trasformare tutto in tifoseria». Di nuovo sul tema principale, per riprendere il filo sul tema della serata: «Che cos’è il coraggio? È prendere il tempo per approfondire e capire, è non semplificare situazioni complesse, non scegliere la via più comoda». E in riferimento a Cloe Bianco «considerare le molte ragioni dalle quali dipende la tragedia alla quale abbiamo assistito».

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Lorenzo Parolin

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