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A Roma ed Inter non resta che aggrapparsi alla Coppa

A sorpresa ritorna la Coppa Italia. A sorpresa perché la Lega di A ha fatto di tutto per sminuirne la portata e l'interesse programmando la semifinale di ritorno Inter-Roma a quasi 3 mesi di distanza dalla gara di andata disputata all'Olimpico lo scorso 23 gennaio. Allora i giallorossi si affermarono per 2-1 dopo aver tanto sprecato nel primo tempo. Bisogna andare a rovistare negli archivi per riprendere il filo con una competizione di sicuro fascino. Basterebbe gestirla con maggiore cura: facile a dirsi, difficile da farsi. Mancano le date, dicono quelli della Lega facendo riferimento ai recuperi di Serie A che hanno intasato il programma. Vero in parte. E comunque basterebbe ridurre il massimo campionato a 18 squadre per dare una mano ai club impegnati nelle Coppe europee e impreziosire la Coppa nazionale. In Bundesliga è così da anni. L'Inter è all'ultima spiaggia d'una stagione balorda, non è retorica. O elimina la Roma e poi batte la Lazio (1-1 e 2-1 alla Juventus) in finale oppure resta fuori dall'Europa. Ma può farcela a ribaltare il risultato con i giallorossi nonostante le squalifiche di Guarin e Pereira, gli infortuni di Milito, Palacio, Cassano, Stankovic, Gargano e Nagatomo, gli ultimi due fattisi male ieri a Trieste? Posta così, la domanda appare come retorica. Ma la Beneamata non può partire battuta in partenza, soprattutto nel giorno che può dare un minimo di significato a un'annata orrenda. Colpa dei tanti infortuni, ma anche di moduli insensati e d'una progettualità senza capo né coda da parte della società. Le responsabilità di Stramaccioni e dei giocatori si sommano a quelle di Moratti, Branca e Ausilio, i più diretti collaboratori del presidente. Non a caso si parla con sempre maggiore insistenza di un ritorno di Oriali nella stanza dei bottoni. A Trieste l'Inter s'è arresa al Cagliari che solo nel nostro campionato può disputare le partite interne a centinaia di km di distanza da casa. Per la seconda volta ha subito un rigore inesistente. Ma in precedenza l'arbitro Celi, forse imbarazzato per le accuse di malafede lanciate da Moratti alla sua dirigenza, non aveva concesso ai sardi un rigore solare. Si chieda poi Stramaccioni perché i suoi uomini hanno ceduto di schianto dopo un'ora di gioco in cui avrebbero meritato di passare in vantaggio. Impossibile dare la caccia a chi sta davanti in queste condizioni. La situazione non è diversa sul versante opposto perché la Roma, incostante come una femmina volubile, s'aggrappa anch'essa alla Coppa Italia per abbellire l'ennesima stagione buttata al vento. Quanto meno ha dimostrato di essere viva a Torino dove ha battuto i granata con merito (segnate 2 reti, gettate al vento altre tre palle-gol) e fortuna (vedi i legni che hanno respinto due tiri di Cerci). Di suo Andreazzoli, che dovrebbe rimanere a Trigoria come direttore tecnico, può sempre calare la carta di Totti senza piangere eccessivamente sulle squalifiche di Burdisso e Osvaldo. In attesa di conoscere i rivali della Lazio, il presidente della Lega Beretta ha confermato la sede dell'Olimpico come teatro della finale in calendario il 26 maggio: “È la Coppa Presidente della Repubblica. E poco importa che ci siano le elezioni comunali. A Milano c'erano quelle regionali in occasione del derby”. La sfida per il secondo posto ha dato ragione al Napoli che, nel brutto posticipo di ieri sera a San Siro, s'è accontentato del pareggio contro un Milan inesistente e ha mantenuto la dote di 4 punti sui rivali. Ma una grande squadra avrebbe dovuto premere sull'acceleratore dopo l'espulsione di Flamini, autore di un bellissimo gol nel primo tempo, ma anche di un durissimo fallo su Zuniga con entrambi i piedi a martello. Invece il canovaccio s'è appiattito ulteriormente negli ultimi 20 minuti con gli uomini di Mazzarri contenti del pari e quelli di Allegri incapaci di imprimere una scossa alla propria scolorita prestazione. La mancanza di Balotelli non è un alibi. Di pregevole restano le reti di Flamini e Pandev. E ora i rossoneri, che domenica sera affronteranno la Juventus a Torino, debbono guardarsi dalla Fiorentina vittoriosa a Bergamo.

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