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Quattro primari lasciano Un “buco” di otto mesi nei reparti ospedalieri

L’ospedale San Bassiano FOTO  CECCON
L’ospedale San Bassiano FOTO CECCON
L’ospedale San Bassiano FOTO  CECCON
L’ospedale San Bassiano FOTO CECCON

Quattro reparti senza primario per circa otto mesi. All’ospedale San Bassiano si prospetta un lungo periodo senza medici dirigenti in un poker di Unità. Lo ha reso noto l’altra sera a Romano il capogruppo della Lega in Regione, il bassanese Nicola Finco, in occasione di un incontro sulla sanità promosso dal Centrodestra ezzelino, movimento riconducibile alla lista civica “Un cuore in Comune”, che fa parte dell’amministrazione Bontorin. OMBRE. Finco ha seguito tutto l’iter per la stesura delle nuove schede ospedaliere e si confronta quotidianamente con la realtà degli ospedali del Veneto. Una realtà che, come ammesso dallo stesso assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin, presente all’incontro, «ha anche delle ombre». In primis, la mancanza di medici. Problema che il San Bassiano dovrà affrontare a breve al più alto livello, visto che si troverà senza quattro primari per una serie di trasferimenti e pensionamenti. CONGEDI. Il direttore del reparto di Radiologia, Alessandro Guarise, andrà al San Camillo di Treviso. E’ appena tornato più vicino a casa anche il primario di Pneumologia, Stefano Calabro, che prenderà servizio all’ospedale di Feltre. «Il primario di Geriatria Luigi Marinangeli e il primario di Gastroenterologia Gaetano Mastropaolo dovrebbero invece andare in pensione la prossima primavera - ha riferito Finco -. L’Ulss 7 dovrà quindi bandire quattro nuovi concorsi. Il tempo di attesa si prospetta di 6-8 mesi, periodo nel quale il ruolo di primario sarà ricoperto da un medico facente funzione». POLEMICHE. Finco non ha parlato soltanto di aspetti legati al San Bassiano, ma ha rivolto anche un duro attacco agli amministratori dell’Alto Vicentino, che la settimana scorsa al momento della votazione delle schede ospedaliere si sono astenuti, perché ritengono che il loro ospedale, quello di Santorso, ne esca danneggiato. «L’Alto Vicentino si sente impoverito perché gli uffici sono a Bassano - ha dichiarato - Inoltre, c’è un enorme difficoltà a mettere insieme le equipe di medici. Non solo: capita che i pazienti di quel territorio vengano consigliati di rivolgersi all’ospedale di Vicenza e non a quello di Bassano, che fa parte della stessa Ulss». RISCHI. Insomma, c’è una difficoltà di base nei rapporti. «Se qualche amministratore pensa però di utilizzare le schede ospedaliere per fare campagna elettorale si sbaglia di grosso - ha puntualizzato Finco - Anche perché in questo modo rischia di passare il messaggio che sia meglio una Ulss provinciale, cosa che costringerebbe questo territorio a rivolgersi a Vicenza per ogni difficoltà. Oggi, invece, abbiamo professionisti invidiati sia a Santorso che a Bassano». Ciò non toglie che si possa ancora fare un altro salto di qualità: «Bisogna diversificare i servizi degli ospedali, soprattutto quelli che distano soltanto 15-20 chilometri - ha affermato Finco - penso quindi a Bassano, Santorso, Montebelluna, Castelfranco Veneto e Cittadella». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Enrico Saretta

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