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Gallio

Puledro ucciso dai lupi vicino al centro storico

«Non ho parole per esprimere il dolore e la frustrazione che provo pensando alla morte atroce che ha sofferto il mio puledro». Marco Pompele, allevatore di Gallio, è arrabbiato. Un branco di lupi ha attaccato e ucciso un puledro di tre mesi che aveva allevato e che aveva lasciato per la prima volta nel pascolo adiacente alla sua casa di contrada Xebbo. Una predazione avvenuta poco dopo le 22, a 50 metri dall’abitazione di Pompele, che nulla ha potuto fare per salvare l’animale.
«Ci ha provato la cavalla che l’ha partorito - prosegue nel racconto Pompele -. Dai segni che riporta sul suo corpo deve aver lottato come una pazza per difendere il suo piccolo, tanto che sono molto preoccupato anche per la sua salute. Spero possa riprendersi. Allevo cavalli per passione, quasi come continuazione di un’eredità lasciata da mio padre. A me non interessa l’indennizzo, perché nulla potrà restituire l’affetto e la dedizione che ho dato a quel piccolo. Mi interessa piuttosto che la gente capisca e che sia sensibilizzata verso questo problema dei lupi che non ci permette più di vivere la nostra montagna in serenità. A me personalmente sta passando la voglia di allevare».
Quest’ultima predazione, avvenuta a un centinaio di metri dal centro cittadino, preoccupa la popolazione e lo stesso sindaco galliese, Emanuele Munari, che commenta con una certa delusione: «Nonostante anni di iniziative e segnalazioni, chi è di competenza rimane sordo alle nostre richieste di aiuto. Da presidente dell’Unione montana ho organizzato vari incontri con esponenti regionali per illustrare il problema, i quali hanno poi fatto presente al Ministero la situazione, e ancora oggi a Gallio ospitiamo i ricercatori universitari per cercare di dare una soluzione alle troppe predazioni che avvengono, ma chi invece ha il potere di istituire misure di gestione efficaci contro l’imperversare dei lupi per ora non ha preso alcuna posizione in merito. Il lupo – prosegue Munari - non è più una specie a rischio estinzione bensì in forte espansione. Se non vogliamo poi tra qualche anno constatare l’abbandono di malghe e di allevamenti montani, con le conseguenti ricadute negative sull’ambiente, si deve poter permettere ai territori di gestire il lupo, che non significa ucciderli tutti, ma di utilizzare ogni mezzo a disposizione per dissuadere il loro avvicinamento alle attività agricole e ai centri abitati».

 

Gerardo Rigoni

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