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Marostica

Primo convegno della Fondazione Banca popolare

Il convegno nella sede della Fondazione Banca popolare di Marostica
Il convegno nella sede della Fondazione Banca popolare di Marostica
Il convegno nella sede della Fondazione Banca popolare di Marostica
Il convegno nella sede della Fondazione Banca popolare di Marostica

La neonata Fondazione Banca popolare di Marostica ha inaugurato MERCOLEDĺ la sua attività con un primo convegno dedicato alla seta come motore per un nuovo rinascimento veneto e italiano. La sericoltura, fulcro della produttività vicentina fino agli anni Cinquanta del Novecento, può ritornare a dare linfa vitale all’economia veneta oltre che riacquisire il suo ruolo di eccellenza del made in Italy. A fare da traino, questo l’auspicio al termine del convegno, deve essere l’esperienza di Giampietro Zonta, imprenditore vicentino e titolare dell’azienda orafa D’Orica di Nove, che è a capo del progetto “La rinascita della via della seta”. La vicenda di Giampietro Zonta parte da un’intuizione: quella di voler creare gioielli in seta e oro. Il primo passo fu quello di mettersi alla ricerca di produttori di seta, ricerca che però finì con un nulla di fatto. La seta italiana, infatti, non esiste più, o, meglio, non esisteva più. La sua fine risale agli anni Cinquanta del Novecento quando la crisi del 1929 e la perdita di competitività nei mercati segnarono il suo declino del setificio nel nostro Paese dopo una tradizione lunga secoli. Già nella prima metà del Cinquecento la zona della pedemontana veneta, infatti, dimostrava una forte vocazione proto-industriale, ben prima di Alessandro Rossi, per i due principali comparti del secondario, il lanificio e il setificio. È oramai accertato che la ricchezza che rese possibile la costruzione della Vicenza palladiana provenisse soprattutto dalla vendita della seta nei mercati internazionali che collegavano il Nord Est a molte piazze della penisola italiana, d'Europa e del Vicino Oriente. Al convegno della Fondazione accanto a Zonta erano seduti al tavolo dei relatori Mario Bagnara e Michelangelo Muraro, presidenti rispettivamente della Biblioteca internazionale La Vigna e dell’associazione ConvivioItalia, entrambe in prima linea sul tema della rinascita della seta. E ancora, Silvia Cappellozza di Crea-Api di Padova, Claudio Gheller di Veneto Marketing ed Edoardo Demo del Consiglio scientifico La Vigna. Oggi la seta può rinascere e con essa può essere recuperato il patrimonio di secoli di storia, come ha fatto Giampietro Zonta che nella sede della sua azienda a Nove ha avviato una filandina  degli anni Sessanta con il progetto di fare la stessa cosa in una villa del bassanese. E soprattutto, può tornare a essere competitiva ed economicamente redditizia per gli allevatori di bachi. “Quella che vogliamo perseguire – commenta Zonta - è una via etica della seta. I concetti chiave sono riqualificazione ambientale, filiera produttiva controllata e certificata 100% made in Italy e rispetto e valorizzazione del lavoro artigianale. Ad ogni attore della filiera deve essere riconosciuto il giusto compenso a fronte di alti standard qualitativi”. Il progetto oggi rappresenta una rete di imprese ed esperti che hanno saputo ridare vita all’intero ciclo della seta italiana. “La via etica della seta rinasce dal Veneto – conclude Claudio Gheller di Veneto Marketing e project manager del progetto - Oggi per gli allevatori c’è la certezza del compratore e il prezzo è garantito. La seta oggi viene utilizzata in moltissimi settori tra cui quello farmaceutico, medico, della cosmesi e del benessere”. Lo scorso anno il piano è stato presentato a Bruxelles nella sede della Commissione Europea dopo essere stato candidato dalla Regione Veneto e unico selezionato in Italia fra i progetti di ricerca e innovazione.    

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