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Enego

«Presi a botte», carabinieri a processo

Accusati a vario titolo di lesioni aggravate e falso, quattro carabinieri, ieri mattina, sono stati rinviati a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare Matteo Mantovani. Si tratta di Andrea Gabrieli, vicebrigadiere di 50 anni, di Enego, Davide Buosi, 30, di Enego, Davide Licata, 41, di Pieve del Grappa, e Gianluca Ferracin, 52, di Solagna. Gli imputati, che dovranno presentarsi in aula, per la prima udienza del processo, il prossimo 19 ottobre sono difesi dagli avvocati Fausto Taras, Francesco Mocellin, Dario Lunardon e Pierpaolo Simonetto. Nel corso della preliminare si sono costituiti parti civili Bukuran Nishori e Giulio Bertezzolo, entrambi rappresentati dall’avvocato Roberto Dissegna, ovvero i due giovani che sostengono di essere stati picchiati dai militari.
La vicenda, che sarebbe piuttosto articolata, in base alle ricostruzioni della procura, che si è avvalsa degli inquirenti del nucleo investigativo provinciale dei carabinieri, sarebbe cominciata la sera del 21 luglio di tre anni fa a Enego. In quella serata finita al centro dell’inchiesta, Nishori, Bertezzolo e un terzo amico erano seduti su un muretto in centro ad Enego dopo avere partecipato a un torneo di calcio a cinque. I tre si stavano preparando una sigaretta (di marijuana, ma asseritamente legale, come scrive il pubblico ministero) proprio quando - secondo la procura - erano passati Buosi, Gabrieli e un terzo militare, in borghese e liberi dal servizio.
I tre esponenti dell’Arma sarebbero quindi intervenuti e uno di loro avrebbe spinto uno dei tre amici facendo cadere la sigarette a terra e scatenando immediatamente la reazione dei giovani. Nishori, in particolare, avrebbe avuto una colluttazione con Buosi, dopo averlo insultato, credendolo un passante. Ma sarebbe stato allora che sulla scena sarebbe intervenuto pure Gabrieli che avrebbe poi picchiato il ragazzo sferrandogli un calcio tanto violento che gli avrebbe fatto perdere persino una delle scarpe.
Lo stesso Gabrieli, che non poté recarsi al lavoro per una quarantina di giorni, con Licata, una volta arrivati in caserma a Enego, avrebbero picchiato anche Bertazzolo. Alla fine, per mettere tutto a tacere, i quattro militari dell’Arma, stando all’accusa, avrebbero redatto dei falsi verbali con l’obiettivo di raccontare una verità diversa rispetto a come sarebbero realmente andati i fatti. Le diverse versioni che sono state riportate dai protagonisti concorderebbero su un particolare, ovvero che i quattro carabinieri inizialmente non si sarebbero presentati come tali.
Inizialmente i giovani non avevano nemmeno voluto sporgere denuncia e solo successivamente si sarebbero convinti a farlo rendendosi conto di avere subito violenza da parte dei militari. Nishori, per esempio, dopo le botte che avrebbe ricevuto, fu ricoverato in ospedale avendo riportato due fratture cavandosela con una prognosi di un mese e mezzo per la sua piena guarigione. Gli investigatori, nel corso delle indagini, avevano esaminato anche le chat che si erano scambiati i ragazzi, i quali si scrivevano l’un l’altro «devi solo dire la verità», a riprova di quello che sarebbe stato considerato un comportamento del tutto genuino.
Al termine delle indagini preliminari, secondo il pubblico ministero titolare del fascicolo, le prove sarebbero state sufficienti e fondate per chiedere il rinvio a giudizio dei quattro militari. Che si sono sempre difesi contestando le accuse (nei loro confronti è stato aperto anche un procedimento disciplinare). Adesso dovranno continuare a farlo pure in aula, dove compariranno a partire dal prossimo 19 ottobre davanti al giudice Salvadori, visto che il giudice per l’udienza preliminare, Matteo Mantovani, accogliendo la richiesta della procura ha disposto il processo per tutti e quattro i militari dell’Arma. 

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Matteo Bernardini

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