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«Partigiani delinquenti islamici»: a San Vito è bufera sul presidente

Alessandra MorettiEzio Calmonte, presidente del quartiere San VitoLa lapide ai partigiani caduti in viale dei Martiri con la corona del 25 aprile FOTO  CECCON
Alessandra MorettiEzio Calmonte, presidente del quartiere San VitoLa lapide ai partigiani caduti in viale dei Martiri con la corona del 25 aprile FOTO CECCON
Alessandra MorettiEzio Calmonte, presidente del quartiere San VitoLa lapide ai partigiani caduti in viale dei Martiri con la corona del 25 aprile FOTO  CECCON
Alessandra MorettiEzio Calmonte, presidente del quartiere San VitoLa lapide ai partigiani caduti in viale dei Martiri con la corona del 25 aprile FOTO CECCON

«Partigiani come terroristi islamici». È un accostamento a dir poco spericolato quello che a 74 anni dalla liberazione d’Italia ha fatto Ezio Calmonte, il presidente del quartiere più popoloso della città, San Vito. Non è nuovo, Calmonte, ad alzare i toni, soprattutto su determinati argomenti politici, ma questa volta lo ha fatto proprio nei giorni in cui anche a Bassano si è festeggiata la liberazione dal nazifascismo, con una grande partecipazione di cittadinanza e associazioni. Tutto parte da un post pubblicato da un bassanese sulla propria pagina facebook, nel quale veniva ricordata la figura di Rolando Rivi, seminarista cattolico vittima delle rappresaglie dei partigiani comunisti. Sotto la sua foto, Calmonte si è lasciato andare a un commento nel quale ha azzardato l’anomalo paragone. «A ogni 25 Aprile si ricordano le porcherie dei partigiani comunisti - ha scritto Calmonte - fatte durante ma soprattutto dopo la fine della guerra, come fanno i vigliacchi!!! Erano tali e quali ai delinquenti islamici odierni». Il commento del presidente di San Vito non è passato inosservato, soprattutto agli esponenti del Partito democratico. La consigliera regionale Alessandra Moretti ha immediatamente reagito alle esternazioni di Calmonte, definendo senza mezzi termini «nefandezze» le affermazioni. «Solo chi ignora la storia e la tragedia del nazifascismo può pronunciare simili nefandezze - attacca infatti -. Vorrei ricordare a Calmonte che i partigiani e quanti hanno combattuto la Repubblica Sociale di Mussolini l’hanno fatto anche per la sua libertà. Mi auguro che i bassanesi non dimentichino mai cosa ha fatto il fascismo in quelli anni tragici anche nella loro città». Un riferimento, quello di Moretti, che va ovviamente alle impiccagioni di cui ancora oggi viale dei Martiri serba memoria, e che sono state ricordate anche dal Presidente della Repubblica in occasione delle commemorazioni a Vittorio Veneto. La reazione di Moretti, però, non ha minimamente scalfito Calmonte. Anzi, il presidente di quartiere San Vito ha confermato il concetto rincarando la dose. «Mi dicono che una nota ma sfortunata politica “piddina” di Vicenza abbia qualcosa di ridire sul paragone tra le porcherie fatte dai partigiani rossi nel dopoguerra e gli attacchi dei fanatici islamici - ha riferito -. Se non basta ricordare l’Eccidio di Schio, invitiamo la gentile signora a leggersi “Il sangue dei vinti” di Gianpaolo Pansa o “I giorni di Caino” di Antonio Serena: capirà che gli islamici almeno lo fanno in nome di un fanatismo religioso e spesso ci rimettono la pelle, invece i partigiani comunisti non solo continuavano a campare, ma spesso si arricchivano con quanto trovavano da portare via. Avere il coraggio di guardare la Verità in faccia è dura per certi personaggi, anche dopo 74 anni. E questo li porterà alla loro fine, ormai prossima». •

Enrico Saretta

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