<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Bassano

Operaio comunale
a caccia in malattia
Ma finisce nei guai

Agenti della polizia locale Nord EstL’assessore Gianni De Marchi
Agenti della polizia locale Nord EstL’assessore Gianni De Marchi
Agenti della polizia locale Nord EstL’assessore Gianni De Marchi
Agenti della polizia locale Nord EstL’assessore Gianni De Marchi

Sarebbe andato ripetutamente a caccia nonostante fosse in malattia, ma così avrebbe truffato il Comune di Mussolente per il quale lavora. Il dipendente pubblico si era procurato un infortunio piuttosto serio a un braccio, per la precisione la lesione al muscolo bicipite, che gli impediva di svolgere la mansione di operaio comunale dedicato soprattutto alla manutenzione stradale. Il badile, ad esempio, faceva fatica a impugnarlo a causa di quella fastidiosa lesione muscolare che richiedeva la prolungata sosta a causa di un’operazione delicata al tendine.

Da sette mesi, perciò, Walter Mocellin si recava all’Inail per ottenere dal medico il proseguimento della malattia. Tuttavia, con l’apertura della stagione venatoria, a settembre, non avrebbe disdegnato di imbracciare non solo il tradizionale fucile calibro 12, ma anche una più potente carabina con l’anima rigata per cacciare caprioli e camosci. Come quando Mocellin venne controllato da una pattuglia di guardacaccia della Provincia che constatò l’abbattimento, avvenuto peraltro in maniera regolare, di uno splendido esemplare di capriolo maschio.

Proprio dai controlli incrociati eseguiti dalla polizia locale del Nordest, verificando il tesserino venatorio che riporta le catture, gli inquirenti ipotizzano il comportamento truffaldino di Mocellin. Il quale nega con tutte le sue forze di essere un dipendente comunale disonesto e si difenderà nel merito sostenendo che l’attività venatoria non avrebbe inciso sulle sue condizioni fisiche, anzi le passeggiate all’aria aperta a hanno avuto un riflesso benefico sulle sue condizioni psicofisiche. Di certo c’è che la Procura della Repubblica di Vicenza nei giorni scorsi ha avviato accertamenti su Mocellin, 61 anni, che risiede a Mussolente, assunto come operaio-cantoniere a tempo indeterminato. L’ipotesi, come detto, è quella della truffa continuata perché con la frequente attività venatoria, anche in alta montagna, anziché guarire sarebbe peggiorato la sua situazione.

L’infortunio risale al 3 marzo scorso, quando l’operaio segnalò che la sua attività diventava incompatibile con il tipo di infortunio. I colleghi nel corso delle settimane si erano lamentati con i vertici comunali perché dovevano sopperire alla sua assenza. Si può comprendere che cosa avvenne quando i colleghi seppero che Walter andava a caccia in malattia, come il 19 ottobre quando i guardacaccia riferirono che era stato controllato il giorno dell’abbattimento di un capriolo. Successe in montagna a Col dei Spini, a 1200 metri nel territorio di San Nazario. La circostanza che fece trasalire i colleghi, perché si sa che le voci corrono veloci, è che Mocellin avrebbe detto ai poliziotti provinciali al momento di firmare il verbale di fare un po’ fatica a causa di una recente operazione al braccio. Ma gli agenti gli contestarono che per cacciare gli ungulati avrebbe dovuto sottoporsi a prove specifiche di tiro com’è previsto dalle norme. La risposta fu affermativa. L’indomani Mocellin rincontrò i guardacaccia durante una battuta alle lepri. L’operaio pensò che fosse una circostanza casuale, in realtà gli agenti lo tenevano sotto controllo, perché erano stati messi sul chi va là dalla polizia locale del comandante Giovanni Scarpellini.

E all’insegna del proverbio che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, Mocellin, al quale manca poco per la pensione, per essere ligio alle regole dei cacciatori aveva segnato minuziosamente tutte le uscite tra il 22 settembre e il 20 ottobre, ma in questa maniera incorrendo secondo gli investigatori in un autogol. Perché a casa in infortunio, avendo subito per di più un’operazione a un muscolo del braccio, per gli agenti di polizia locale non avrebbe dovuto di certo andare a caccia. Adesso l’operaio dovrà difendersi non solo davanti ai magistrati penali, perché rischia anche il licenziamento a causa della sua passione.

Ivano Tolettini

Suggerimenti