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Il delitto di San Martino di Lupari

L'ex vigilessa lucida e fredda. «Dopo il massacro la doccia ed è uscita»

La ricostruzione dei movimenti di Diletta Miatello dopo aver ammazzato la madre e tentato di uccide il padre.
Diletta Miatello accusata di omicidio volontario e tentato omicidio
Diletta Miatello accusata di omicidio volontario e tentato omicidio
Diletta Miatello accusata di omicidio volontario e tentato omicidio
Diletta Miatello accusata di omicidio volontario e tentato omicidio

Era appena uscita dalla doccia Diletta Miatello quando la colf dei genitori ha suonato al campanello. Aveva ancora la cuffia da bagno in testa. La 51enne, accusata di aver ucciso la mamma, Maria Angela Sarto, 84 anni, e tentato di uccidere il papà, Giorgio Miatello, 89 anni, nella loro abitazione a San Martino di Lupari, dopo il massacro dei due anziani sarebbe tornata a casa sua e si sarebbe fatta la doccia. Prima si sarebbe tolta le scarpe e spogliata dei vestiti, evidentemente sporchi di sangue. E forse avrebbe anche pulito la casa da eventuali macchie ematiche. Sicuramente per nascondere ogni traccia, ma poi perché maniaca dell’igiene e dell’ordine com’era diventata negli ultimi anni non avrebbe potuto vedere dello sporco intorno a lei. Gli abiti sporchi di sangue al momento non sono ancora stati trovati dai carabinieri della Squadra rilievi del Nucleo investigativo che sono tornati già diverse volte nella casa dei coniugi Miatello per repertare oggetti, indumenti, suppellettili vari che potrebbero avere tracce di dna, in particolare della sospettata. 

Il massacro, poi la doccia

Un atteggiamento quello tenuto dalla donna subito dopo l’aggressione che secondo il pm Marco Brusegan, titolare dell’inchiesta, sarebbe segno di freddezza e lucidità. La 51enne, dopo essersi lavata, dopo aver fatto sparire gli abiti sporchi di sangue e dopo aver indossato vestiti puliti, è uscita di casa e al volante della sua Panda rossa è fuggita.
Non prima però di aver spento il cellulare in modo da essere sicura di non essere agganciata dalle celle telefoniche piazzate lungo le strade. Proprio sulla Panda il prossimo 2 gennaio verrà eseguito un accertamento tecnico irripetibile con il luminol per vedere se ci siano tracce di sangue o dna della coppia di anziani. Così come segno di lucidità sarebbe il fatto che quando la domestica dei genitori, verso le 8 del mattino, ha suonato il campanello, ancora con la cuffia della doccia in testa, le avrebbe detto una bugia: «I miei genitori hanno passato una notte insonne, stanno ancora dormendo. Vada pure». E invece i due anziani erano già stati aggrediti (da lei, secondo l’ipotesi della procura padovana) tra le 20 del giorno prima e le 8 di martedì.

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Chiesa la convalida del fermo

Il pm Brusegan, che per questi atteggiamenti è più propenso a credere a un disturbo psicologico della personalità della 51enne più che a una patologia che toglie il raziocinio, ha acquisito dal centro di sanità mentale di Cittadella, dove Diletta era in cura, le sue cartelle sanitarie. Ma al momento non ritiene ci siano elementi per una non imputabilità. Infatti ha chiesto al gip la convalida del fermo e l’applicazione della misura del carcere. Questa mattina ci sarà l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Maria Luisa Materia. In carcere l’indagata appare provata, segnata da una grande sofferenza personale. A riferirlo è il suo avvocato, la penalista Elisabetta Costa del foro di Padova, che ieri ha incontrato la sua assistita. 
«È stato un colloquio molto tecnico», ha detto l’avvocato Elisabetta Costa. Durante tutto il colloquio non è rimasto celato il disagio personale della 51enne, che lo stesso suo difensore ha rilevato. «È evidente una grande difficoltà emotiva. Credo che questo sia un aspetto fondamentale, che sarà oggetto di accertamento da parte nostra ma anche dello stesso pubblico ministero». Da qui l’interrogativo se una persona con le difficoltà di Diletta Miatello possa stare o meno in carcere: «Oggi mi pongo questo quesito, se questo sia l’ambiente adeguato per poter contenere la signora. Al momento non abbiamo elementi sufficienti per poter prospettare una soluzione diversa ma sicuramente ne cercheremo», continua l’avvocato Costa. «Se da una parte può apparire lucida dall’altra credo che la struttura carceraria non possa essere compatibile». Inoltre, secondo il legale, il fatto che Diletta Miatello non abbia né confessato e neppure rilasciato dichiarazioni, insieme a soli indizi di colpevolezza non sarebbe sufficiente a spiegare la carcerazione: «Si tratta di un’intensità cautelare eccessiva a fronte dell’incolpazione che viene mossa - sottolinea l’avvocato - Il pm ha fatto le sue richieste e noi faremo le nostre considerazioni».

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Instabilità psichica

In queste ore il legale della 51enne sta contattando il centro di salute mentale di Cittadella dove la donna era in cura per acquisire la sua cartella clinica: «L’anamnesi pregressa al momento non la conosco ma so che esiste e credo sia importantissima da valutare». Sulla base dei pochi incontri avuti con Diletta Miatello e del colloquio in carcere ieri, l’avvocato Costa ha maturato alcune personali opinioni: «Sulla base dell’osservazione mi sono convinta che ci sia di più. La malattia psichica non è così evidente, non ci troviamo certo di fronte a una persona che dev’essere legata con la camicia di forza, ma secondo la mia esperienza dietro a un’apparente lucidità si possono nascondere anche gravi patologie della psiche». Che la 51enne non fosse in una situazione di stabilità psichica è comprovato. Non solo dal fatto che fosse in cura al centro di salute mentale di Cittadella, ma anche da una serie di suoi atteggiamenti raccontati da chi la conosceva, tra cui l’ossessione per l’igiene e la pulizia. Gli investigatori hanno trovato nella sua abitazione una quantità inverosimile di guanti: guanti in vinile, guanti in lattice, guanti in cotone. E così nella camera dell’hotel Cubamia di Romano dov’è terminata la fuga. Oggi, alle 15, sarà eseguita l’autopsia sul corpo di Maria Angela Sarto da parte del medico legale Rafi El Mazloum. Il pm ha affidato al medico anche una consulenza volta ad accertare se ci siano lesioni da presa, segno di un eventuale tentativo di difesa dell’anziana.

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